Non in mio nome: il lavoro sporco di Netanyahu

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Bombardare un’Università di Teheran è parte di quel lavoro sporco  che Israele sta facendo per noi occidentali come ha affermato ieri  il cancelliere tedesco Metz?

Se colpire un luogo di studio è  un pezzo di quel lavoro sporco, allora non lo faccia per mio conto, perchè  cosa ben diversa è colpire un impianto nucleare  altra cosa è bombardare  un’università come quella che a Teheran è piena zeppa di giovani, ragazzi e ragazze che studiano insieme, con le studentesse che si laureano in tutte le materie anche quelle scientifiche in numero sempre maggiore.

L’ho visto con i miei occhi negli anni che da inviata ho lavorato in Iran. Un paese con un regime soffocante e dispotico, ma con un popolo meraviglioso che ha sulle spalle una storia millenaria.

Una popolazione erede di una grande civiltà. In ogni angolo di Teheran, in ogni locale, in ogni mercato, si respira cultura, intelligenza, ironia.

Altra cosa sono gli Ayattolah,  i loro sostenitori, le guardie della Rivoluzione. Qual è la strategia di Netanyahu? Non ha alcuna strategia il premier israeliano se non quella di salvare se stesso. Bombardare a tappeto i civili non porterà a un sollevamento degli iraniani, a un agognato cambio di regime. La storia degli ultimi anni ci insegna che non è così che si vince in Medio Oriente. Afghanistan Iraq Libia sono lì a dimostrarcelo. Chi andrebbe al potere in Iran se  Khamenei fosse assassinato? Pensano veramente Netanyahu e l’ ondivago Trump che all’improvviso l’Iran diventerebbe un paese laico e democratico? Davvero credono che riportare in patria il figlio dello scià, che aveva costruito una società che piaceva agli occidentali ma  piena di disuguaglianze, metterebbe tutti d’accordo?

Il regime dello scià appartiene al passato e i bei ricordi ce li hanno solo quelli che godevano dei privilegi della corte dello scià. La rivoluzione islamica e la caduta dell’impero dello scià  all’inizio aveva spalancato  le porte ad una società più paritaria, ma guidata da un regime diventato sempre più dispotico. Lo scenario più probabile oggi, se cadesse la guida religiosa, sarebbe l’arrivo al potere della componente militare dei Pasdaran ancora più spietata con i dissidenti politici. La reazione sarebbe ancora più dura, la repressione immediata.

Non ho una sfera di cristallo, ma intravedo il rischio di un Medio Oriente in fiamme e destabilizzato. Non sappiamo come potrà reagire l’Iran se messa nell’angolo, se non avesse più nulla da perdere. C’è solo da auspicare che il negoziato Usa con l’Iran riprenda, che Trump  la smetta di assecondare Netanyahu che ha l’unico obiettivo di  spargere il caos per la  sopravvivenza di se stesso e del suo governo. Non ci serve il lavoro sporco di Netanyahu, ci serve riportare l’Iran nella comunità internazionale come avevano fatto nel 2015 Obama l’Unione Europea e l’Onu quando avevano siglato l’accordo sul nucleare iraniano, cancellato subito da Trump nel suo primo mandato.

Il presidente americano in questo secondo mandato pareva alla ricerca di un nuovo accordo con l’Iran, ma Netanyahu gli ha fatto cambiare idea, attaccando l’Iran, proprio quando le trattative erano ad uno stadio avanzato. Il leader israeliano non l’ha mai voluto quell’accordo, perchè sarebbe la sua morte politica.

Nel frattempo aspetto  di avere le prove che l’Iran fosse davvero a un passo dalla bomba atomica.


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