“Verità vo’ cercando”. La lunga battaglia per la giustizia negata e la libertà d’informazione

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Questo 24 maggio 2025 cara Ilaria compi sessantaquattro anni: non li hai vissuti tutti. Ti hanno uccisa insieme a Miran il 20 marzo 1994, il più crudele dei giorni, a Mogadiscio. Dopo 31 anni la verità giudiziaria ancora non c’è. Ma tu e anche noi sappiamo tutto quel che è successo quel 20 marzo, prima e anche dopo in tutti questi anni grazie all’impegno indomabile della tua mamma Luciana e del tuo papà Giorgio che ci mancano tantissimo. Grazie anche a una comunità di persone che è andata allargandosi: è la comunità del #NoiNonArchiviamo. Una comunità di cui fanno parte decine di migliaia di persone; e anche, con il loro impegno e ricordo, molte scuole biblioteche librerie; tanti giardini parchi e strade che portano il tuo nome. In tuo nome tutto il mondo della cultura e dell’impegno civile si è prodigato: il teatro il cinema la letteratura le inchieste giornalistiche le espressioni artistiche, anche la street Art. Il ricordo fa memoria e dunque impegno.

C’è anche una stella che si chiama Ilaria Alpi, tra le Pleiadi, costellazione del toro.

È la stella Ai_V1, la sua luce, la tua luce continua ad illuminare la ricerca di verità e giustizia.

La Procura di Roma insiste con le richieste di archiviazione, ma grazie a questa estesa partecipazione, l’inchiesta sulla tua esecuzione insieme a quella di Miran non è stata archiviata: esecutori mandanti depistatori non devono stare tranquilli. Hashi Omar Hassan è stato liberato dopo 17 anni di carcere perché innocente capro espiatorio: così recitano le motivazioni della sentenza di Perugia del 2017 aggiungendo che c’è stato un depistaggio di grande portata. Hashi Omar Hassan è stato assassinato a Mogadiscio nel luglio 2022. Molte cose conosciamo, con documentazione puntuale, su questo depistaggio e altri: ne abbiamo scritto; così come sappiamo che bugie occultamenti carte false depistaggi sono iniziati subito dopo quel 20 marzo 1994 e forse sono ancora in atto. Continueremo a lavorare senza tregua perché si arrivi anche alla verità giudiziaria e dunque alla giustizia.

A Parma il 21 maggio scorso si è svolta una giornata, organizzata da “Libera”, Articolo21 e dalla città di Parma, già dal titolo molto eloquente e molto forte “Verità vo’ cercando”.

Una mattinata con gli studenti, il pomeriggio il Consiglio Comunale con la consegna della cittadinanza onoraria a Don Luigi Ciotti e in fine giornata un appuntamento aperto alla città nella Biblioteca Monumentale di San Giovanni dove, con la conduzione di Lorenzo Frigerio e, dopo l’introduzione appassionata di Giuseppe Giulietti, Umberto Alpi e la sottoscritta hanno raccontato la tua storia cara Ilaria; Elisa e Rino Rocchelli quella di Andrea Rocchelli (che già conosci dal ventesimo anno della tua uccisione); Anna e Giuseppe Paciolla quella di Mario Paciolla. Emozionanti i racconti delle tragiche morti e la scelta di combattere fino alla verità, tutta la verità. Anche chi ha ascoltato queste tre storie si è emozionato e ha mostrato di avere capito perchè queste tre storie sono simili.

Ci ha pensato poi Don Luigi Ciotti a emozionarci tutti con la passione che lo anima sempre e incoraggiandoci all’impegno solidale nel combattere l’odio e far prevalere l’amore, per costruire ponti e abbattere i muri: “allargare il NOI e superare l’IO.

Andrea Rocchelli il 24 maggio 2014 ha trentun anni, si trova a Sloviansk in Ucraina e quel sabato di maggio viene colpito da ripetuti colpi di mortaio e muore; gli ultimi istanti della sua vita sono documentati dalle foto da lui stesso scattate. Sono trenta scatti a testimoniare che sono sotto la collina di Karachun, dentro un fosso per ripararsi dalla sequenza a raffica dei colpi di mortaio che lo uccidono. Insieme a lui muore Andrej Mironov, il suo amico giornalista russo. Il fotoreporter francese William Roguelon viene ferito gravemente, si salva e sarà il testimone che potrà raccontare l’accaduto con la credibilità di chi può dire “io c’ero”. “Sono certo che i colpi di mortaio venivano dalla collina, dagli Ucraini”, è ciò che dichiara William da subito.

Anche per Andrea sono decisivi e indomabili i suoi genitori Elisa e Rino senza i quali non ci sarebbe stato processo. La vicenda giudiziaria si presenta non facile come la tua, cara Ilaria. Ci sono stati due gradi di processo con due diverse sentenze: Vitaly Markiv è condannato a ventiquattro anni di carcere il 12 luglio 2019 dalla corte di Assise di Pavia per concorso di colpa nell’omicidio di Andrea e del suo amico giornalista Andrej Mironov. Il 3 novembre 2020 la Corte di Appello di Milano assolve Vitaly Markiv però “… concorda con le conclusioni della Corte di Pavia per tipologia e provenienza dei colpi che hanno ucciso Rocchelli e ferito Roguelon”

Ha tentato, la difesa, di far passare la versione falsa che a sparare ed uccidere siano stati i separatisti filo russi (oppure un “fuoco incrociato tra le parti”, la casualità della guerra che uccide!). Il tutto con bugie, carte false costruite ad hoc.

Mario Paciolla era in Colombia da quattro anni (cooperante delle Peace Brigades International tra marzo 2016 e agosto 2018 e successivamente come osservatore delle Nazioni Unite), quando è stato trovato “impiccato” con un lenzuolo nella sua abitazione a San Vicente del Caguan il 15 luglio 2020: una scena del crimine costruita ad arte per indurre la tesi del suicidio per impiccagione.

Una tesi smentita da chi conosceva Mario e dall’autopsia disposta dalla magistratura italiana dopo l’arrivo della salma di Mario in Italia il 24 luglio. L’esito, (consegnato nel 2020 alla Procura di Roma che aveva aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio), descrive la morte del giovane giornalista napoletano “come decesso circostanziato da prove che supportano prevalentemente l’ipotesi di “strangolamento con successiva sospensione del corpo”. Così è riportato dalla giornalista Claudia Julieta Duque che aggiunge dettagli nel suo articolo su El Espectador rispetto all’analisi delle ferite riscontrate sul corpo di Mario alcune delle quali sarebbero state inflitte “in limite vitae o anche post mortem”. Adesso se ne sa ancora di più, anche con un video.

Per quale motivo la Procura di Roma accredita allora la tesi del suicidio e, per questo motivo, ha richiesto l’archiviazione del fascicolo aperto per omicidio contro ignoti dopo due soli anni? Anche per Mario la vicenda giudiziaria non è facile e decisivi e indomabili i suoi genitori Anna e Giuseppe con le sorelle Maria Paola e Raffaella. L’Avvocata Alessandra Ballerini ha dichiaratoIl diritto alla verità è un diritto di ciascuno di noi, non solo della famiglia… che questa verità noi chiediamo anche all’ONU: a che servirebbe altrimenti aver istituito la giornata per il diritto alla verità in una data simbolica come il 24 marzo, in memoria di Monsignor Romero assassinato in Salvador nel 1980 proprio per il suo impegno contro le violazioni dei diritti umani? (Il 21 dicembre 2010 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclama il 24 marzo giornata internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime; Oscar Arnulfo Romero è stato beatificato nel 2018 da Papa Francesco. Ndr).

Questi casi, e forse altri ancora, come ad esempio quello dell’ambasciatore Luca Attanasio assassinato in Congo insieme a Vittorio Iacovacci, carabiniere di scorta, e Mustapha Milambo autista, possono aver incrociato episodi simili ai “peccati capitali” incontrati da Ilaria in Somalia (l’espressione è scritta nei dossier della sinistra indipendente, in particolare del senatore Ettore Masina, che portarono alla legge istitutiva di una commissione bicamerale d’inchiesta sulla cooperazione con i paesi in via di sviluppo 1994/1996). I Dossier riguardavano oltre all’Africa, l’America Latina e il medio Oriente … . Ci furono procedimenti giudiziari ma tutti finirono in prescrizione o archiviati per vizi di forma. Questi peccati capitali hanno contagiato l’impegno per la Cooperazione internazionale (bi-laterale e/o multi-laterale) ma anche i “normali” rapporti economici e commerciali: facendo spesso prevalere interessi particolari di lobby e gruppi di pressione piuttosto che i bisogni reali delle popolazioni; favorendo invece interessi illegittimi, corruzione anche attraverso la vendita e/o i traffici di armi e di varia natura come accaduto e accade ancora in Somalia ma anche credibilmente in altri paesi; con l’impegno di faccendieri/ mediatori e la complicità di pezzi di poteri pubblici e privati..

In questi anni altre due guerre si sono aggiunte a quelle per le quali Papa Francesco parlava di “terza guerra mondiale a pezzi”: l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin e che dura da più di due anni. L’attentato terrorista di Hamas 7 ottobre 2023 con oltre mille civili assassinati e quasi 300 sequestrati. La rappresaglia trasformata in guerra di sterminio da Netanyahu contro il popolo palestinese a Gaza ma anche in Libano e in Cisgiordania (finora oltre 60 mila morti di cui almeno 20 mila bambini e anche il blocco degli aiuti umanitari: acqua e cibo, freddo usati come armi da guerra). Si può ben dire strage degli innocenti. Oltre duecento giornalisti sono stati uccisi a Gaza dove è impedito agli operatori dell’informazione dal resto del mondo di entrarvi.

Mario, Andrea e Ilaria sicuramente in questi giorni sarebbero a Gaza e in Israele perchè sapevano che la libertà e la libertà d’informazione sono la garanzia di verità, giustizia e fondamento della democrazia, della pace e per la difesa dei diritti umani ovunque nel mondo: per questo coerentemente operavano.

Sergio Mattarella, il 20 marzo 2019 ha scritto:

“…I nomi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono accanto a quelli dei tanti che, in Italia e nel mondo, sono divenuti bersaglio di vendette, vittime di criminali ritorsioni, di crudeli esecuzioni finalizzate a reprimere la autonomia delle persone, a intimidire chi cerca notizie scomode, a imbavagliare il diritto alla verità….

La libertà di stampa è il termometro della salute democratica di un Paese. Va coltivata e irrobustita ogni giorno e centrale è la responsabilità delle istituzioni democratiche affinché siano sempre promossi i principi della nostra Costituzione e delle dichiarazioni internazionali in argomento”.

 

(la foto era lo sfondo dell’incontro a Parma, a cura di Francesco Cavalli)


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