Articolo 21 presente al punto informativo sulla situazione dell’informazione a Gaza, allestito sabato 24 a Venezia assieme a Sindacato veneto giornalisti, Ordine e con l’adesione della Cgil Camera del Lavoro metropolitana. Volantini e striscioni in italiano e inglese sono stati distribuiti dalle colleghe e dai colleghi e mostrati alle decine di migliaia di turisti e veneziani intercettati per tutta la mattinata dai nostri colleghi alla fine della Strada Nuova in campo Santi Apostoli.
Presenti, oltre agli attivisti di Articolo 21 il vicesegretario del Sindacato giornalisti veneto Massimo Zennaro, il presidente dell’Ordine regionale Andrea Buoso, il consigliere nazionale dell’Odg Maurizio Paglialunga, il segretario della Camera del Lavoro Daniele Giordano che assieme agli altri colleghi si sono alternati nel distribuire i volantini bilingui e al megafono con cui è stato spiegato in italiano, inglese, francese e spagnolo la situazione dei nostri colleghi di Gaza: in una zona chiusa alla stampa internazionale l’esercito israeliano ha preso di mira e ucciso senza pietà uno alla volta oltre 200 giornalisti, ferendone oltre 400 e imprigionandone senza accuse quasi 50.
Ai turisti e ai passanti è stata illustrata la situazione, spiegando anche che così viene leso il loro diritto ad essere informati su quanto avviene a Gaza ogni giorno, viene cioè impedito loro di vedere le immagini reali del massacro di civili, donne e bambini, uccisi con i missili, le bombe, le cure negate o per fame.
Tante le manifestazioni di solidarietà dai passanti: in poche ore sono stati consegnati centinaia di volantini mentre interi gruppi scattavano foto o giravano video degli striscioni.
Per oltre diecimila persone l’occasione di venire a contatto con la tragica realtà del massacro dei civili e dei giornalisti di Gaza, con il tentativo di bloccare l’informazione impedendo alla stampa internazionale di entrare nella Striscia e soprattutto con un concetto che è stato ripetuto a tutti per l’intera mattina: “Bisogna essere solidali con i giornalisti, perché chi attacca la stampa ha sempre qualcosa da nascondere”.