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Francesco, l’antitesi del nostro tempo

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La scomparsa di papa Francesco è straziante.

Straziante per la persona: un uomo meraviglioso, un vero cultore del Vangelo, un pastore nel senso proprio del termine, capace di parlare e infondere speranza tanto ai credenti quanto ai non credenti, tendendo costantemente la mano ai fedeli di altre religioni.

Straziante per il tempo storico che stiamo vivendo, fra conflitti e muri, intolleranza e fondamentalismo, ferocia e disumanità diffusa.

Straziante perché ci domandiamo se a Francesco succederà Francesco II o se la Chiesa si chiuderà nuovamente in se stessa, arroccandosi e segnando, di fatto, il proprio divorzio dalla realtà.

Straziante, infine, perché questo Pontefice, scomparso oggi dopo aver celebrato la Santa Pasqua, ha incarnato, in ogni circostanza, l’antitesi a una stagione fra le peggiori che l’umanità abbia mai vissuto.

Del resto, basta dare un’occhiata alle sue encicliche, dalla “Laudato si'” alla “Fratelli tutti”, per rendersi conto che una personalità del genere abbia retto quasi da sola all’offensiva regressiva tuttora in atto, di cui Trump e Musk costituiscono l’apice.

Solidarietà, pace, ambiente, fratellanza, dignità umana, apertura verso il prossimo, impegno civile, attenzione agli ultimi e potremmo continuare ancora a lungo: il pontificato di Francesco, di cui già il nome era un programma, è stato uno dei più intensi e significativi.

Ce lo ricordiamo, ad esempio, raccolto in preghiera nei giorni tragici del Covid, in una piazza San Pietro deserta, sotto la pioggia, in una Roma spettrale nella quale l’unico rumore che si udiva in lontananza era quello dei suoi passi.

Ce lo ricordiamo, ancora, mentre inaugura il Giubileo della Misericordia a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, andando a testimoniare con la sua presenza l’attenzione e la vicinanza alle periferie del mondo.

Ce lo ricordiamo mentre getta una corona di fiori a Lampedusa, tre mesi prima della tragedia del mare che avrebbe indotto il governo Letta a varare meritoriamente l’operazione Mare Nostrum.

Ce lo ricordiamo mentre denuncia la corruzione come male della società, mentre sfila durante la Via Crucis facendo portare la croce a una donna russa e a una donna ucraina, mentre si domanda se non si possa considerare quello del governo Netanyahu un genocidio nei confronti del popolo palestinese, mente invita l’Occidente a riconsiderare la propria strategia nei confronti della Russia, mentre parla di pace sotto le bombe e al crepitare dei cannoni, mentre tesse una tela diplomatica con i leader delle altre religioni, mentre sfida apertamente la furia di Trump e degli altri autocrati sparsi per il globo; insomma, mentre tiene alta la bandiera dell’essere umano nell’era in cui la tecnodestra ha deciso di farlo tornare a essere suddito e carne da cannone.

Si astengano, quindi, dal versare lacrime di coccodrillo coloro che lo hanno detestato fino a ieri, e in realtà lo detestano tutt’oggi ma non possono dirlo. Si astengano da commemorazioni fasulle: restino in silenzio per risparmiargli almeno l’estremo oltraggio, dopo averlo infangato e deriso per oltre un decennio solo perché non si risparmiava nel sostenere che il modello economico basato sulla globalizzazione neo-liberista fosse una barbarie, foriera di ingiustizie e orrori d’ogni sorta.

Non sappiamo cos’altro aggiungere su questa meraviglia del creato venuta, per sua stessa ammissione, “dalla fine del mondo” a rendere un po’ meno amaro il nostro cammino. Ci limitiamo a rendere omaggio al suo Dio d’Avvento, alla sua Croce, alla sua pietà, alla sua bellezza interiore e al cammino che ha tracciato e che altri continueranno a percorrere, nella speranza che siano tanti e che il successore non ce lo faccia rimpiangere.

Lo ringraziamo, in conclusione, anche per l’attenzione che ha sempre riservato al mondo dell’informazione, per il suo sostegno alla campagna contro le parole e i discorsi d’odio e per essere stato, come detto, una luce accesa nel buio di un’epoca straziante.

Addio, fratello Francesco, con immenso dolore.


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