Cantare è resistere. Il 25 aprile non può essere messo a tacere

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Le indicazioni del governo sulla “sobrietà” da mantenere nei festeggiamenti del 25 aprile hanno portato all’annullamento di celebrazioni e concerti, anche in comuni amministrati da giunte di sinistra. Un’indicazione non è un divieto, ma molti sindaci hanno preferito evitare di essere accusati di aver violato la sobrietà richiesta durante i cinque giorni di lutto nazionale proclamati per la morte del Papa. Si è arrivati, come nel caso di Foligno, ad annullare persino l’esibizione della filarmonica che avrebbe dovuto suonare l’inno nazionale.

A Lastra a Signa, alle porte di Firenze, la giunta comunale ha deciso di annullare il concerto dei Quarto Podere, storica band toscana che ha sempre unito impegno, tradizione e ironia nella propria lunga carriera artistica. In risposta a questa assurda decisione, i componenti del gruppo hanno scritto una lettera in cui hanno espresso profondo sconcerto e chiesto un ripensamento. Riporto qui un passaggio significativo:

“Il 25 aprile, Festa della Liberazione dal nazifascismo, è un fondamento della nostra Repubblica. Riteniamo perciò inaccettabile che una giunta di sinistra, in uno Stato laico (come stabilito dall’articolo 1 della Costituzione), scelga di negare la possibilità di commemorare in modo adeguato una giornata così significativa, oltraggiando la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per la nostra libertà.
Ancora più grave appare questa scelta in un momento storico in cui la nostra dignità, i diritti dei lavoratori e i valori fondanti della Repubblica sono sotto attacco da parte di un governo di estrema destra, chiaramente di matrice neofascista; un governo che, da quando è in carica, ha intrapreso una sistematica demolizione dei diritti politici, limitando la possibilità di dissenso e di resistenza, come dimostrato dall’ultimo Decreto Sicurezza.
La proclamazione di cinque giorni di lutto nazionale rappresenta l’ennesima occasione per strumentalizzare un evento contingente e silenziare ogni forma di dissenso.
Siamo convinti che Papa Francesco – figura che rispettiamo profondamente – sarebbe stato contrario a una cancellazione che tradisce lo spirito inclusivo e profondo di una celebrazione che, per il nostro Paese, è sacra.”

La musica, il canto, l’espressione artistica sono sempre stati avvertiti come pericolosi dai regimi totalitari.

Franco Battiato, nel brano Il potere del canto, scriveva:

Spezza ogni inganno
Ha la forza di undici aquile
Fa smuovere il cuore al faraone.

I canti erano vietati nei campi di sterminio nazisti, come nei gulag sovietici.
Oggi, il regime dei talebani in Afghanistan proibisce alle donne di cantare o leggere in pubblico.
In molti Paesi, le canzoni sono trattate come armi e vengono censurate.
Il regime di Pinochet in Cile fece uccidere Víctor Jara e tentò di cancellarne la memoria distruggendo i suoi dischi: temeva che la sua voce potesse influenzare il popolo anche nelle generazioni future.
Molti artisti, nel corso della storia, sono stati imprigionati, uccisi o costretti all’esilio proprio per ciò che cantavano.

Alla luce di questo, l’indicazione del nostro governo di “sconsigliare” canti e balli il 25 aprile è alquanto pericolosa.
Vorrei ricordare che, in tempi recenti, Susanna Ceccardi e Giorgia Meloni hanno criticato Imagine di John Lennon, definendolo un inno a una società “aberrante”, “marxista”, “comunista”, “mondialista”.

I canti della Resistenza italiana non sono solo testimonianze della lotta partigiana: custodiscono e trasmettono un’idea di libertà che, ancora oggi, fa paura a chi vorrebbe limitarla.
Bella ciao è diventata un inno universale, intonato ovunque da chi difende la dignità e l’autodeterminazione dei popoli.
I canti partigiani nacquero per unire i combattenti, diffondere il messaggio della Resistenza e dare voce a un popolo che non voleva più piegarsi.
Spesso furono improvvisati, su melodie popolari o con testi nuovi, capaci di raccontare ideali, dolore, coraggio.

Cantare il 25 aprile è un atto di memoria. È un atto di difesa della libertà.
Cantiamo per onorare le donne e gli uomini che hanno reso possibile la nostra nascita in un Paese libero. Cantiamo per difendere la libertà di tutti i popoli oppressi.

Cantiamo per difendere la nostra libertà, che è sempre più sotto attacco.


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