Stop ai crimini contro i giornalisti, il significato del “nostro” 2 novembre

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Vale sempre la pena di ricordarlo. Dovunque. Il  2 novembre ricorre la Giornata mondiale per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, indetta dall’ONU nel 2013 in memoria dell’omicidio di due giornalisti francesi uccisi nel Mali nello stesso anno. Quattro anni prima, più di trenta giornalisti erano stati uccisi nel massacro di Maguindanao, nelle Filippine, in quello che è stato l’attacco mortale contro i giornalisti più grave della storia. La Giornata riveste  un’importanza particolare dopo quanto accaduto il 16 ottobre 2017 a Malta, dove è stata uccisa da una bomba Daphne Caruana Galizia, reporter maltese componente del team internazionale di giornalisti di inchiesta vincitore del Pulitzer 2017 con le rivelazioni sui Panama Papers.
Questa giornata esorta gli Stati membri ad attuare tutte le misure possibili per prevenire ed evitare gli attacchi e le violenze perpetrati contro giornalisti; inoltre viene richiesta anche la possibilità di instaurare un un ambiente sicuro che favorisca l’esercizio della professione di giornalista in modo indipendente e senza interferenze inappropriate Infatti la maggior parte dei cronisti viene assassinata in contesti non di guerra e 9 casi su 10 restano impuniti, senza contare i giornalisti che subiscono quotidianamente aggressioni, torture, sparizioni forzate, detenzioni. Il diritto di cronaca è costantemente sotto attacco non solo da parte di civili, ma anche e soprattutto da personaggi che ricoprono ruoli di grande importanza, come leader politici o religiosi.


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