Privatizzare la sicurezza non ci garantirà alcun diritto

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Molto si è discusso, nelle ultime settimane, in merito al rinnovo dei contratti fra la Lega calcio e le piattaforme private che forniscono i servizi a pagamento grazie ai quali è possibile vedere le partite. Piattaforme che, per la cronaca, garantiscono al calcio italiano assai meno di quanto non garantiscano ad altre leghe, ad esempio la Premier League e la Liga spagnola, ritenute più prestigiose e lucrose in termini di ritorno economico. Ebbene, il nemico giurato di questi potentissimi investitori riguarda i siti pirata, talvolta gestiti dalla criminalità, che consentono, tramite abbonamenti a prezzo inferiore, di ricevere lo stesso servizio, arrecando un danno oggettivo ai vari Sky e DAZN. Il guaio è ciò che sta facendo il governo Meloni per porre un argine a questa tendenza. Una legge presentata dall’onorevole Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera ed approvata poi all’unanimità sia dalla Camera che dal Senato, prevede infatti che non sia più l’AGCOM a disporre la chiusura dei siti illegali ma che siano gli operatori stessi a impedirne la navigazione, affidando alla piattaforma Piracy Shield, donata dalla Lega Calcio, il compito di mettere fuori uso i pezzotti nell’arco di mezz’ora.

A rinforzo della stessa, nascosto nel Decreto Caivano, è intervenuto un emendamento, ad opera di Ternullo e Occhiuto, entrambi senatrice e senatore di Forza Italia, avente come primo firmatario Lotito,  a sua volta senatore di Forza Italia nonché presidente della Lazio.

Questa norma ha diversi aspetti controversi, come messo in evidenza da Assoprovider, il più pericoloso dei quali è la sostanziale trasformazione dell’AGCOM in un ente meramente consultivo, non potendo più esercitare la funzione di disporre la chiusura di siti pirata ma ricevendo, al massimo, un’informazione per conoscenza. Infine, ed è l’elemento sul quale sarebbe opportuno confrontarsi, specie in una fase storica così delicata e alla luce della guerra di propaganda di segno opposto cui stiamo assistendo sui fronti di guerra aperti in Ucraina e in Medio Oriente, bisogna domandarsi dove possa condurre un simile precedente. Perché se passa l’idea che dei privati possono far chiudere un sito con la scusa della pirateria, magari verissima ma non è questo il punto, cosa potrebbe accadere in futuro? E se qualcuno, un domani, volesse mettere a tacere dei siti d’informazione sgraditi? Cosa potrebbe fare un AGCOM sostanzialmente esautorato delle proprie funzioni? Quale avvenire ci attende con queste prospettive e alla luce di un quadro internazionale che non dà segni di miglioramento?

 

L’esecutivo vorrebbe far passare l’emendamento alla norma già questa settimana. Non mettiamo in dubbio la buona fede dei proponenti e non ci sogneremmo mai di ipotizzare secondi fini, lo diciamo con sincerità; tuttavia, esercitiamo il nostro ruolo di controllori del potere per consigliare all’attuale maggioranza di ripensarci, onde evitare conseguenze imponderabili. Certi che non avremo risposta né, tanto meno, ascolto, annunciamo che continueremo a batterci contro ogni eventuale sopruso, anche perché una proposta del genere, inserita all’interno del cosiddetto “Decreto Caivano”, lede il principio di omogeneità delle leggi previsto dalla Costituzione. Ci auguriamo che il presidente Mattarella glielo faccia notare e, se necessario, eserciti le sue prerogative.


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