Appello al sindaco e ai consiglieri di Roma: cittadinanza onoraria a Julian Assange

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L’ufficio di Presidenza di Articolo 21 aderisce e rilancia l’appello di FreeAssange al sindaco e al consiglio comunale di Roma perché venga concessa la cittadinanza onoraria a Julian Assange, un modo per supportare la richiesta di libertà. Di seguito il testo della lettera aperta che supporta l’appello.

“Caro Sindaco Gualtieri, cari consiglieri dell’Assemblea Capitolina, ci attendiamo da tempo che si conferisca la cittadinanza onoraria a Julian Assange. Del resto, così hanno deciso numerose località italiane, tra cui Reggio Emilia e – da ultimo- Napoli. L’appello che pubblichiamo sul sito spiega bene le ragioni di simile richiesta. Non c’è tempo. Come ben sapete, in queste ore hanno ripreso a lavorare le Corti del Regno Unito e potrebbe precipitare la decisione di estradare il giornalista australiano, fondatore di WikiLeaks. Egli è diventato il capro espiatorio di una politica repressiva verso il diritto di cronaca e la libertà di informazione. Le rivelazioni scomode sui misfatti delle guerre in Iraq e in Afghanistan, oltre al resto, hanno scoperto i lati peggiori e più inquietanti della segretezza di certi poteri. Ora, attraverso il caso di Assange, si vuole intimidire chiunque non accetti di sottomettersi a forme di condizionamento e di censura. Insomma, si profila un nuovo caso Dreyfus. Siamo convinti che la tradizionale apertura culturale della Capitale d’Italia, luogo storico dell’accoglienza e della convivenza civile, si manifesti pienamente anche in questa circostanza. L’auspicata scelta di Roma avrebbe un altissimo valore simbolico, proprio in queste cruciali giornate. Per Roma e per il Villaggio globale. L’estradizione di Assange costituisce una mostruosa ingiustizia contro chi ha permesso all’opinione pubblica di conoscere ciò che era stato occultato. “Conoscere per deliberare” ci ha insegnato Luigi Einaudi. E a tale indicazione è doveroso attenersi sempre. Quando si difende un diritto sacrale, quale è quello dell’indipendenza dell’informazione, non ci sono colori politici o bandiere. Se venisse condannato Assange, domani potrebbe toccare a chiunque intenda lottare per la verità”.


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