Cinque uomini sui binari

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Kevin è un antico nome irlandese (Cóemgein); significa “bello, nobile di nascita”. Michael è il nome dell’arcangelo che, in ebraico, risuona minaccioso: “mī kā’ēl? Chi è come Dio?”. Giuseppe, in ebraico Yosef, significa  “che (Dio) t’accresca”: è un augurio, suona come una benedizione.

Nonostante tutto ciò, Kevin Laganà, 22 anni, di Vercelli; Michael Zanera, 34 anni, anche lui vercellese; Giuseppe Sorvillo, 43 anni, nato a Capua e residente a Brandizzo (Torino); Giuseppe Saverio Lombardo, 53 anni, nato a Marsala e residente a Vercelli; Giuseppe Aversa, 49 anni, di Chivasso… Loro non sono tornati a casa dal lavoro, stamattina.

Sono i cinque operai travolti da un treno nella notte presso Brandizzo, lungo la linea ferroviaria che porta da Torino a Milano, alle porte di Chivasso, dove un tempo nascevano le auto Lancia, orgoglio italiano delle quattro ruote. Sono loro i cinque operai uccisi sui binari. Sono Kevin, Michael, Giuseppe, Giuseppe Saverio e ancora Giuseppe; sono gli operai che hanno perso la vita sul lavoro stanotte.

L’ennesima strage: perché il lavoro uccide sempre e comunque. Un po’ alla volta, ogni giorno, tutti. Oppure improvvisamente, con la velocità di una locomotiva lanciata a 160 chilometri orari che travolge, schiaccia, smembra la carne e il sangue  e la vita di chi incontra. Cinque lavoratori nella notte. Lavori urgenti, credo. Lavori dati in appalto. Al buio,  quasi di nascosto, sono cose da fare in fretta, che il mondo corre!

Si levano ora alte le grida consuete: sindacati, ministri, politici: Basta con queste stragi! Sciopero! Lotta dura a ogni negligenza! Ma è soltanto il solito coro di molti decibel e tanta cattiva coscienza. Presto saranno di nuovo muti e dimentichi, che il mondo non si può fermare, il mondo corre.

Muti, loro sì, piangono gli amici, i figli, i familiari dei morti. Tra poche ore sentiranno tutto intero o il peso della perdita. La mutilazione di stanotte sarà un ingombro, nella loro anima, che durerà per la vita intera. Perché i loro cari, fatti a pezzi dall’acciaio e dal ferro lanciati sul binario, sono stati raccolti in sacchi, in scatole che i medici legali già frugano alla ricerca di una verità plausibile, con l’intento di ricostruire la dinamica dell’incidente, cercando responsabilità, colpe, debiti. La solita, obbligata e macabra routine.

Kevin, Michael, Giuseppe e Giuseppe Saverio e ancora Giuseppe: scusateci.


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