Sanchez e Borrel tifano Xi per la pace in Ucraina

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Negoziati, negoziati, negoziati. Spunta improvvisamente la novità di Pedro Sanchez. Sulla fine della terribile guerra in Ucraina si apre uno spiraglio di luce. Il premier socialista spagnolo ribadisce il pieno sostegno a Kiev per combattere l’aggressione di Mosca ma apre la porta al confronto sulle proposte avanzate dal piano cinese in 12 punti per arrivare a un cessate il fuoco.

Il capo del governo spagnolo sostiene: è «un documento di posizionamento sui temi necessari per lavorare alla pace». Sanchez vede la presenza di «spunti che io credo siano di interesse». In sintesi: secondo il leader spagnolo la proposta di Xi Jinping, al di là dei contenuti, può aprire la strada al dialogo, alle trattative per arrivare a una pace. Da Sanchez arriva una grande novità: gli Stati Uniti in precedenza hanno seccamente bocciato l’iniziativa del presidente della Repubblica Popolare Cinese solennemente ufficializzata nell’incontro con Vladimir Putin a Mosca. Secondo Washington la proposta di Pechino è da respingere perché tutta a favore di Mosca. In particolare un eventuale cessate il fuoco, secondo gli americani, ufficializzerebbe la conquista militare dei territori orientali e meridionali ucraini occupati dall’esercito russo dopo l’invasione del 24 febbraio 2022.

Nessun alleato occidentale ha avuto nulla da obiettare agli Usa, così la parola è rimasta alle armi, sono continuate le stragi e le distruzioni. Joe Biden ha continuato ad assicurare a Volodymyr Zelensky nuove armi sempre più sofisticate aumentando la già fortissima tensione con imprevedibili conseguenze catastrofiche (Putin più volte ha minacciato il ricorso al suo arsenale atomico).

Finora ogni ipotesi di trattativa è naufragata. Non sono approdati a nulla i tentativi di pace di Papa Francesco, del presidente dell’Onu Antònio Guterrez e di Recep Tayyip Erdogan. Solo il presidente turco, appoggiandosi all’Onu, ha spuntato un difficile accordo ottenendo il sì di Putin alle esportazioni di cereali ucraini attraverso il Mar Nero.

La situazione è sempre più incandescente. La Corte Penale internazionale dell’Aja ha emesso perfino un mandato d’arresto contro Vladimir Putin perché sarebbe «responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia».

I paesi europei sembravano tutti schierati sotto le bandiere bellicose del presidente statunitense. Anzi, Regno Unito e Polonia si collocavano e si collocano su posizioni ancora più oltranziste rispetto a quelle americane.

Alla fine Sanchez spariglia a sorpresa. Non solo. A sorpresa si muove sulla via del dialogo anche Josep Borrel. L’alto rappresentante della politica estera dell’Unione Europa ha annunciato una sua visita a Pechino: intende approfondire le intenzioni del Dragone perché «i cinesi vogliono avere un ruolo diplomatico», puntano ad essere «dei facilitatori, non mediatori». Il dialogo, secondo Borrel, potrebbe incrinare l’alleanza strategica tra Russia e Cina perché «questa amicizia senza limiti potrebbe avere dei limiti». In futuro potrebbero muoversi per una soluzione politica anche Germania e Francia.

Xi Jinping appoggia il “vecchio amico” Putin ma è cauto: critica l’espansionismo degli Usa e della Nato ma chiede il rispetto della sovranità e dell’integrità di tutti i paesi, pone il veto all’uso delle armi nucleari, vuole un sistema di sicurezza internazionale. Il parziale smarcamento del presidente cinese si basa anche sui forti danni causati dalla guerra in Ucraina all’economia e ai commerci dell’ex Celeste Impero.


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