Alla stampa estera si è discusso di guerra e informazione in Ucraina. Le testimonianze di Sceresini e Bosco

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Su iniziativa di alcune e alcuni giornalisti dell’Associazione della Stampa estera tra cui Max Civili, si è tenuto venerdì 10 marzo un interessante incontro con i due cronisti Andrea Sceresini e Alfredo Bosco. Si tratta dei protagonisti di una recente vicenda inquietante, che ha visto ritirare senza motivazioni l’autorizzazione a svolgere la propria attività in Ucraina. Un caso di censura davvero preoccupante. Sceresini e Bosco sono rientrati in Italia e vorrebbero comprendere le ragioni di simile iniziativa repressiva dei servizi segreti ucraini. Vorrebbero tornare, perché l’amore per la professione è talmente forte, che neppure i rischi eventuali li distolgono da tale desiderio. Si può e di deve lottare per un giornalismo autonomo e indipendente, non necessariamente embedded. È stato sottolineato come sia indispensabile riflettere su cosa sia diventata l’informazione sulle guerre. Siamo sì immersi in un universo comunicativo apparentemente capillare e incessante, ma piuttosto omologato alla logica dei buon e dei cattivi. Le stesse parole di Papa Francesco sono eluse ed inascoltate, proprio nel momento in cui Bergoglio afferma che la guerra è di fatto mondiale.  Un dubbio è venuto sulle ragioni del bavaglio: entrambi i giornalisti erano stati nel Donbass nel 2014 e la loro storia ricorda quando è iniziato davvero il conflitto. Quando fu ucciso il dimenticato Mario Paciolla, ad esempio. L’associazione Articolo21 ha portato il suo contributo, ricordando l’urgenza di battersi contro ogni forma di oscurità e di segreto. Come si sente l’assenza di WikiLeaks e di Julian Assange.

 


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