Tania Passa dieci anni dopo

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Eavamo riuniti presso la Sala Tobagi dell’FNSI la mattina dell’8 febbraio 2013. Stavamo presentando la proposta di dar vita a un intergruppo parlamentare di uomini e donne di diversi schieramenti, accomunati dalla passione per l’articolo 21 della Costituzione. Eravamo fiduciosi e speranzosi in vista delle imminenti elezioni: sappiamo, purtroppo, com’è andata a finire. La notizia della morte di Tania Passa, a soli trentotto anni, ci raggiunse in tarda mattinata. Il tumore al cervello che l’aveva colpita aveva avuto la meglio; Tania, nonostante una battaglia strenua, aveva perso. Con lei se ne andava una persona straordinaria, una donna dolce, un’attivista sincera e disinteressata, una femminista autentica (è stata una delle principali animatrici di GIULIA), una combattente per natura e una figura speciale per la nostra associazione.
Era una forza della natura: sempre pronta a battersi per i diritti, per le donne, per la Costituzione, per la dignità umana, sempre in prima linea senza chiedere nulla per sé, sempre pronta a sorridere insieme a noi, anche quando stava male, sempre d’esempio quando qualcuno di noi si lasciava andare allo sconforto. Con Tania ci ha lasciato, dunque, una meraviglia umana, un simbolo di entusiasmo per la vita, una personalità indimenticabile, una di quelle figure che si incontrano raramente e che lasciano un segno in chiunque abbia la fortuna di entrarvi in contatto.
Ricordo ancora il dolore, lo sgomento collettivo, la disperazione. Ricordo che tutto, in quel preciso istante, perse di senso. Ricordo che persino l’articolo 21, una delle nostre ragioni di esistere, smise di interessarci di fronte a una simile tragedia. Poi, asciugate le lacrime, abbiamo continuato: perché glielo dovevamo, perché lei avrebbe voluto così e perché sapevamo che, da lassù, non ci avrebbe perdonato alcun cedimento.
Tania Passa non ha mai smesso di impegnarsi, proprio come Santo Della Volpe. Fino all’ultimo minuto, fino all’ultimo respiro, fino a quando le forze gliel’hanno consentito, si è spesa per costruire una società migliore.
Le abbiamo voluto bene per il suo slancio, per la sua generosità, per la sua gentilezza. Le vogliamo bene perché il suo esempio è ancora con noi, ci guida e ci prende per mano.
Dieci anni, oltre tremila giorni, uno scenario complessivo radicalmente mutato, quell’intergruppo che non si è mai costituito, e Dio solo sa quanto ce ne sarebbe bisogno!, le sue lotte più attuali che mai e i suoi scritti che rimangono come pietre miliari davanti ai nostri occhi. Conservarne la memoria, renderle omaggio e abbracciare idealmente Tania è, pertanto, il miglior modo per dare sostanza alle nostre idee, per continuare a crederci, per non smettere mai di sperare e di impegnarci. Perché lei, ribadiamo, avrebbe voluto così. E perché sono tante, troppe le ingiustizie che ancora ammorbano la nostra società per non mettercela tutta.
Voglio concludere questo articolo citando alcuni passi della sua ultima riflessione pubblicata su Articolo 21. Si intitola: “Non c’è dibattito sul femminicidio”. Scriveva Tania: “Non c’è dibattito sul femminicidio e non ci può essere con chi lo nega, ci sono valori come essere contro il razzismo, contro la pedofilia, essere contro il nazismo e il fascismo, essere contro il femminicidio che in questa nazione sono fondamentali.

Non c’è nessuna pluralità di opinione che possa giustificare il sacrificio di tali valori, soprattutto per il giornalismo. Purtroppo in Italia i valori non vengono prima delle opinioni, questo è il Paese in cui molti giornalisti e direttori egocentrici stanno distruggendo anche l’ultima briciola di civiltà e coscienza per far posto a un cinismo che mette spavento”. E ancora: “Ho bisogno di indignarmi ancora contro il cinismo maschilista che con leggerezza considera lecito avallare l’odio sessista , non lo si può scambiare per opinione “. Infine: “Io so , so tutto, non ho le prove ma so chi sono i mandanti morali di tutti quegli omicidi: sono i tanti misogini come lei che messi nei posti di potere dell’informazione italiana possono influire sull’informazione del Paese, formare valori e disvalori fino a rendere opinabile e leggero ammazzare una donna.

Provo vergogna per tutti voi per colpe che non potrete vedere mai a causa di una mediocrità sessista.
Io però so tutto, non ho le prove, ma lo so e voglio urlarlo a nome di Carmela e le altre 99 che in 10 mesi sono state già ammazzate”.
Sembra scritto oggi. Anche per questo, cara Tania, ci manchi tanto e non ti dimenticheremo mai.

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