Santoro torna in pista da centauro

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Michele Santoro rompe gli indugi, torna in campo dopo una lunga fase “in panchina”. Nei mesi scorsi aveva tuonato contro la guerra invocando la pace in Ucraina. Per molti era determinato a varare un giornale o un partito.

I quotidiani parlavano di un suo interesse a rilevare ‘l’Unità’ scomparsa da tempo dalle edicole. Lo stesso giornalista e conduttore televisivo lo scorso anno aveva annunciato su ‘Repubblica’ l’intenzione di costruire un movimento d’opinione per poi fondare un partito di “vera sinistra”.

Adesso passa ai fatti. Il 24 febbraio, a un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, chiamerà a raccolta al teatro Piccolo Eliseo di Roma tutta la galassia ecopacifista italiana. Un comunicato stampa precisa l’obiettivo: vuole «ridare voce all’Italia senza rappresentanza». L’iniziativa camminerà su due gambe: una giornalistica su Internet (creerà «una applicazione innovativa per diffondere informazioni ignorate e censurate»); una seconda politica (darà vita a «una Associazione per la pace»). Nel mirino c’è tutto il sistema politico: lo scopo è «di riprendersi il voto, mettersi alle spalle i partiti personali e individuare una leadership collettiva capace».

Michele Santoro, 71 anni, è sempre stato un centauro: per metà giornalista e per metà politico. Da ragazzo milita in un gruppo maoista, poi si avvicina al Pci, quindi si candida e ed è eletto eurodeputato nelle liste dell’Ulivo.

Attacca ferocemente Silvio Berlusconi: sono leggendarie le assemblee con i giornalisti Rai a Saxa Rubra al grido di «abbonato alza la voce», lo slogan coniato contro il conflitto d’interessi del presidente di Forza Italia proprietario delle reti Mediaset. Ma il teletribuno non risparmia dure critiche anche alla sinistra, accusata di essere rimasta intrappolata negli ultimi decenni nelle secche conservatrici e liberaldemocratiche. In particolare ultimamente se la prende con il sostegno dato dal Pd al governo Draghi, in testa la decisione di sostenere la scelta Nato di appoggiare l’Ucraina anche sul piano militare, fornendo armi sempre più potenti.

Santoro ha collezionato una lunga serie di programmi televisivi di grande successo basati sulla formula dell’informazione-spettacolo. Ha lavorato per tutti i gruppi televisivi italiani: Rai, Mediaset, La7. Sono rimasti nella memoria collettiva le puntate sulla mafia, l’immigrazione, l’informazione, i nuovi partiti protagonisti della Seconda e della Terza Repubblica (Lega, Italia dei Valori, M5S). Ha dato vita sulla Rai a Samarcanda, Il rosso e il nero, Tempo reale, Circus, Sciuscià, Il raggio verde, Anno Zero. Ha diretto Moby Dick su Mediaset. Ha lanciato Servizio pubblico, un programma diffuso su una multipiattaforma (televisione, radio, web). Servizio pubblico ridiede slancio a La7, portando la televisione al terzo posto per ascolti dopo la Rai e Mediaset. Lo scorso maggio il giornalista televisivo già organizzò una manifestazione al Teatro Ghione di Roma sulla “Pace proibita”. Lo slogan era “Basta armi all’Ucraina”.

Adesso Santoro torna in campo. Vuole giocare sul doppio terreno dell’informazione e della politica. Vuole dare una risposta alla crisi del Pd e degli altri piccoli partiti di sinistra reduci dalle sonore disfatte elettorali contro la coalizione di destra-centro guidata da Giorgia Meloni. Scommette sull’esistenza di uno spazio per costruire una “vera sinistra” nel giornalismo e nella politica. Il titolo della manifestazione al teatro Piccolo Eliseo è un richiamo per gli elettori di sinistra delusi: “E TU CHE FAI?”.


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