Alla scuola dell’odio 

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E così, davanti al liceo Michelangiolo di Firenze, siamo arrivati alle botte, quelle vere. Dalla violenza verbale, siamo passati, di fatto, allo squadrismo, senza che da Palazzo Chigi o zone limitrofe sia giunta, almeno finora, mezza parola di condanna nei confronti dell’accaduto. Non si può certo dire che Giorgia Meloni sia responsabile delle intemperanze di una parte dei suoi giovani militanti, né ha senso gridare in continuazione al fascismo; fatto sta che ad alcuni osservatori comincia a sorgere il dubbio che questi episodi stiano diventando un po’ troppi per essere ritenuti casuali. Allo stesso modo, qualche opinionista che nella vita ne ha viste parecchie comincia a pensare che, dietro a determinate dichiarazioni, vi sia una strategia. Il sospetto che affiora da più parti, insomma, è che la scuola venga utilizzata, da questo governo, come un ballon d’essai per tastare con mano l’opinione pubblica e rendersi conto di quanto sia alto il muro e forte la protesta di fronte a cambiamenti che si preannunciano deleteri per il nostro vivere civile.
Basti pensare alle amene trovate dell’inquilino di viale Trastevere, dal “principio d’autorità” messo in discussione dal vituperato Sessantotto alle gabbie salariali per i docenti a seconda della regione in cui insegnano, per rendersi conto che, in effetti, non siamo forse al cospetto di un delirio complottista senza fondamento. Basti pensare anche alla vague repressiva cui stiamo assistendo “dall’Alpe a Sicilia” per rendersi conto che ragazze e ragazzi non sono sereni, e hanno le loro ottime ragioni per non esserlo. E basti pensare al clima che si respira all’interno della società, soprattutto quando avviene qualche minimo episodio di “devianza” rispetto ai canoni dell’ordine costituito, per capire che un vento autoritario soffia sferzante sulle nostre teste. Ha tenuto banco per giorni la polemica relativa a Blanco, il giovane cantante che a Sanremo si è lasciato andare a uno sfogo sicuramente sbagliato e fuori luogo ma non per questo passibile di denuncia, come se il Codacons, autore materiale dell’atto, e la procura che sarà chiamata a esaminarlo non avessero di meglio da fare. Tuttavia, non è il gesto in sé a indurci a riflettere quanto la furia che si è abbattuta contro Blanco, in rete e non solo, fra prese di posizione al di là del ridicolo e richieste sanzionatorie tra le quali mancava solo la pena di morte, ma non è detto che non ci si arrivi in futuro.
Senza contare l’esaltazione collettiva che sta colpendo una parte del mondo della scuola ogni qualvolta vengono annunciate misure draconiane: punizioni, eliminazione di gite scolastiche, bocciature, compiti a gogò, l’umiliazione elevata a virtù e la cattiveria a status symbol, a questo siamo arrivati. E non mi si venga a dire che questa follia riguarda solo una piccola parte di un ambiente che conosco e amo perché lo so benissimo; tuttavia, so anche che,  per un’antica e mai confutata legge dell’economia, la moneta cattiva scaccia la moneta buona, e questa smania demolitoria, pericolosamente alimentata da più parti, si sta facendo strada. Ciò che mi addolora maggiormente, però, non sono le urla dei “cattivi” ma il silenzio imbarazzante dei cosiddetti “buoni”. Cara sinistra, dove sei? Possibile che questo mondo sia passato dal “Vietato vietare” di sessantottina memoria, dall’afflato libertario dei referendum radicali e dalle grandi battaglie politiche e civili all’ideologia della legge e dell’ordine, intesa come brama oppressiva senza sfumature? Possibile che si sia persa la pietà, qualunque sia l’argomento? Possibile che si viva in una costante logica di guerra, in cui la violenza è diventata il nostro modus operandi? Possibile che si assista a una sorta di “fascismo democratico”, si colga la voluta contraddizione in termini, in cui chi dovrebbe allargare le braccia e accogliere si è trasformato, sostanzialmente, in un carnefice?
Possibile che dall’anarchico in sciopero della fame contro il 41 bis agli studenti che occupano le facoltà o le scuole contro un modello di istruzione sempre più escludente, non si levi una voce per chiederne l’ascolto e non la mera repressione? Qualcuno sostiene che non si possano mettere insieme argomenti così diversi, e sbaglia. Sbaglia perché non capisce che tutto si tiene. Blanco all’Ariston, gli operai nelle fabbriche, ragazze e ragazzi nelle scuole, i manifestanti in piazza, un’ex ministra sommersa di offese sessiste e, infine, accostata alla discarica insieme al proprio operato, gli esponenti del PD accusati in Parlamento di essere complici della mafia e del terrorismo, i magistrati additati come nemici della giustizia, i percettori del Reddito di cittadinanza tacciati di essere solo dei fannulloni da strappare al divano, le ONG indicate come organizzazioni criminali o poco meno e la Chiesa di Francesco vista come una riedizione di Democrazia Proletaria anziché come un’istituzione che si pone come obiettivo la comprensione del dolore dell’umanità, in base ai principî del Vangelo e di quel Dio d’Avvento di cui questo Papa è portatore: quest’onda retrograda e disumana, che dall’America alla Russia, attraversando l’intera Europa, sta squssando il nostro vivere civile, non può non essere intesa come un’allarmante ricerca del consenso, preludio di nuovi conflitti e fonte di infinite sofferenze per la collettività. Se non si capisce, infatti, che la logica della guerra non riguarda solo il fronte del Donbass ma tutte e tutti noi, non si comprende il valore propagandistico di determinate frasi e di taluni atteggiamenti, volti a scardinare il concetto stesso di pace dal nostro immaginario.
La costruzione del nemico, la pubblica gogna, la negazione di ogni umanità, la scuola che sforna, nelle intenzioni di alcuni, dei sostanziali tecnocrati e dei potenziali balilla, il rifiuto della Costituzione nei suoi valori basilari e la giustizia intesa come vendetta anziché come quintessenza del nostro stare insieme compongono un imaginario da Salò, quello di Pasolini, che in tempi più recenti ha condotto agli inferni di Bolzaneto e di Abu Ghraib, quando l’Occidente, che si pone sempre come esempio da seguire, ha promosso l’annientamento dell’essere umano e della sua dignità, annientando di fatto se stesso e la sua ragione di esistere.
Cara sinistra, ma tu queste cose le sai? Le capisci? Sei cosciente della deriva cui stiamo assistendo, e delle sue possibili conseguenze, o ti sei già voltata dall’altra parte, come è avvenuto ad esempio a proposito dei disperati in fuga dai lager libici? Per uno come me c’è ancora spazio? Vuoi offrirmi un brandello di rappresentanza o, pur non essendo anarchico e non avendo nulla contro il mio Paese, devo considerarmi politicamente e nazionalmente apolide? Dato l’esito delle ultime elezioni, sono domande che ci stiamo ponendo in tanti.

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