Stellantis-Fiat perde il nome Agnelli

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Se non è un addio è un mezzo addio. Andrea Agnelli lascia il vertice di Stellantis, la Fiat di un tempo prima della fusione con il gruppo francese Peugeot (e in precedenza con quello americano Chrysler). Lascia anche Exor, la società della famiglia Agnelli-Elkann maggiore azionista di Stellantis e di una galassia di altre aziende.
L’annuncio di Andrea Agnelli è arrivato a sorpresa: «Faccio un passo indietro, lascerò il consiglio di tutte le società quotate». Il motivo? Il figlio di Umberto Agnelli vuole «affrontare il futuro come una pagina bianca». Qualche mese fa si era già dimesso da presidente della Juventus (la perla calcistica dell’impero Agnelli-Elkann) assieme a tutto il consiglio di amministrazione in seguito a una inchiesta della procura della Repubblica di Torino su degli illeciti penali.
Andrea Agnelli smentisce gli ipotizzati contrasti con John Elkann, suo cugino, figlio di Margherita Agnelli, presidente di Stellantis e di Exor. Precisa di aver deciso di abbandonare i consigli di amministrazione del quarto gruppo automobilistico del mondo e della finanziaria della famiglia Agnelli-Elkann «d’accordo con John, con cui il rapporto rimane strettissimo». Non avrà più incarichi dirigenziali e gli resterà solo la sua quota minoritaria di proprietà dell’impero industriale e finanziario.
Due fatti sono sicuri. Primo fatto: il nome Agnelli scomparirà dai vertici di Exor e Stellantis; si romperà così quella continuità di direzione aziendale famigliare ancorata al nome Agnelli. La Fiat ora incorporata in Stellantis, fu fondata dal senatore del Regno d’Italia Giovanni Agnelli e sviluppata da Gianni Agnelli, altrimenti conosciuto come l’Avvocato.
Secondo fatto: John Elkann, designato al vertice della Fiat dal nonno Gianni, rischia di veder aumentare i problemi aziendali e la conflittualità famigliare. Già oggi il presidente di Stellantis deve fronteggiare le difficoltà del gruppo e l’offensiva giudiziaria della madre Margherita sull’eredità dei genitori, Gianni e Marella Agnelli. Certo John Elkann ha un potere indiscusso. Con i fratelli Lapo e Ginevra, detiene il controllo azionario della galassia famigliare (auto, autocarri, trattori, macchine industriali, editoria, calcio, aziende del lusso) grazie a una complicata catena di società collegate.
Ad Andrea Agnelli resterà solo la direzione di Lamse, la piccola holding personale d’investimento (tra i soci c’è anche la sorella Anna). L’ex presidente, per 12 anni alla guida della Juventus, ora sembra proiettato soprattutto sul privato: vuole avere «la mente libera». Pensa alla famiglia: «Mia moglie e i miei bambini sono stati la parte fondamentale sulla quale mi sono appoggiato».
Tra Andrea Agnelli e John Elkann sembra ripetersi una vecchia storia dinastica. Umberto Agnelli non ebbe mai nella Fiat un ruolo dirigente e di primo piano. Il più brillante fratello Gianni Agnelli, designato al comando dal fondatore della Fiat Giovanni, ebbe sempre tutto il comando. Umberto ebbe un ruolo marginale. È un po’ quello che è accaduto ad Andrea Agnelli con John Elkann.

 

Rodolfo Ruocco

 

 

 


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