Una tragedia politica, una tragedia familiare

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Ithaka, un documentario prodotto dal fratello di Julian Assange e girato da Ben Lawrence, e’ stato presentato in prima visione nazionale all’ interno del festival THER (Thematic exhibition on human rights) al Nuovo Cinema Aquila di Roma la sera dello scorso 13 dicembre.

Il pubblico accorso in grande numero ha reso necessaria una seconda proiezione,inizialmente non prevista.

Un documentario senza eroi, ma che racconta in diretta una nuova odissea:la moglie Stella Moris che fa parte da anni  del team legale di Assange ed il padre John Shipton in questi anni stanno lottando per affermare l’onesta’ professionale, l’etica giornalistica e il diritto a vivere da uomo e giornalista libero di Julian; e per opporsi alla tentacolare vendetta degli Stati Uniti esposti nei loro segreti inconfessabili. Vendetta decennale e che ha coinvolto Svezia, Inghilterra ed Australia.

La video camera di Lawrence e’ implacabile: con delicatezza e tenacia scandaglia la personalita’ e la storia del padre di Julian, australiano con tratti di orginalita’ psicologica e un brusco  amore per la sincerita’ che sono gli stessi tratti del figlio. Racconta ma non vuole spostare su di sé il riflettore, che era stato vicino a Julian da piccolo e poi lo aveva ritrovato da adulto. E da quel momento e’ instancabile nella difesa e nel sostegno. Lo si vede, stupiti  per la sua resistenza, nella sua eta’ anziana e dai passi precari, partire nei tanti viaggi tra vari paesi e continenti per far sì che il mondo  conosca e  sostenga il lavoro del figlio ed il suo diritto a vivere da uomo libero.

Ben diversa e’ la videocamera su Stella, la moglie, l’avvocata e la madre dei due figli di Julian. Questi tre ruoli la videocamera segue, documenta senza arretrare anche nei momenti più difficili. Si ferma, però, sulla soglia delle emozioni di Stella, ne sente l’enorme complessita’. Stella tiene il filo di Julian tra la vita e il suo rinunciarvi. Cerca di curare le ferite della tortura psicologica cui Assange e’ sottoposta da anni ( documentata dal rapporteur dell’ONU Nils Melzer nel suo lavoro) facendogli sentire i giochi dei bambini, i mille gesti che legano le persone nella quotidianita’, l’ eco degli zoccoli dei cavalli in strada, i rumori della cucina. Lo tiene collegato ai figli facendogli scegliere i libri per la buonanotte.  Ma Stella è sua compagna da anni ed anche parte del team legale e quindi, essendogli stata tolta la parola, cerca di tenerla viva  in mille dibattiti, assemblee,  presidi davanti ai tribunali  o nelle cerimonie in cui riceve i premi giornalistici che il mondo sta dando a decine a Julian Assange.

Mentre conosciamo come Stella, John reggono alla intemperie interiori e pubbliche, insieme e da soli, cercando di preservare tenerezza, lucidità di giudizio nel prendere decisioni importanti, e si rendono disponibili alle mille interviste anche se sono sfiniti,  iniziamo a realizzare come preservano la loro dignita’ nel dolore privato, che pure devono condividere perche’ dentro l’ ingiustizia c’e il dolore in loro come pure in Julian, come nei torturati di Guantanamo e nelle vittime innocenti di guerre, droni e abusi di potere. Non si può parlare di ingiustizia senza condividere il dolore.

Un documentario che inserisce anche spezzoni di documenti visivi, che sono nella storia di Wikileaks e delle rivelazioni provenienti dai whistleblower coraggiosi e indisponibili a coprire crimini e abusi.

Il diritto alla conoscenza, il diritto a sapere che cosa gli Stati fanno a nome nostro, il diritto dei giornalisti di non cestinare verita’ atroci e scomode, che hanno danneggiato milioni di innocenti nel mondo,  con diritti umani violati e mai puniti, con abusi che hanno inquinato le relazioni diplomatiche.

Come diciamo nella campagna “La mia voce per Assange”:  la trasparenza e’ condizione irrinunciabile per una democrazia. O c’e o non e’ democrazia.

 

 


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