“I racconti della peste” di Vargas Llosa in prima nazionale al Teatro Stabile di Catania

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La fantasia, la finzione, l’invenzione per contrastare, allontanare, addolcire, ingannare la realtà è il gioco seducente proposto dall’opera creata dallo scrittore peruviano nel 2015 e diretta in questa prima teatrale dal giovane e talentuoso Carlo Sciaccaluga.

I racconti della peste affonda le sue radici nel Decamerone di Giovanni Boccaccio e sembra anticipare le tensioni e le paure ancestrali del nostro tempo, di un mondo sconvolto della pandemia, dal clima di tensione generato dalla guerra russo-ucraina e dalla crisi energetica e ambientale.

Ecco rivelate le ragioni della salvifica letteratura, ecco le ragioni della tracotante lussuria: sfuggire all’Apocalisse.

In scena si impone la sfida dell’uomo, fragile creatura esposta alle malattie e alla morte, capace di sconfiggerle con la forza straordinaria dell’immaginazione, che aleggia sovrana in questa “sacra rappresentazione”, dispiegando le sue ali potenti per sollevarsi al di sopra delle brutture della vita e dei suoi scomodi scranni, smembrando la narrazione in cinque persone (non dieci): tre uomini, tra cui lo stesso Boccaccio, e due donne, a Firenze, al tempo della Peste Nera del 1348 che in un incipit identico al Decamerone, per sfuggire al morbo, si sono rifugiati in una villa in campagna ingaggiando la loro lotta per la sopravvivenza a colpi di affabulazioni fantastiche. Al di là del dolore, della rassegnazione, narrano incessantemente, protetti da una corona virtuale di luci su una piattaforma circolare rotante, per metà prigione e per metà magica bolla in cui tutto si compie e nulla, mentre al di là del suggestivo cilindro scenografico la ruina caotica di svariati oggetti disseminati intorno mescola il passato al presente, sottolineando l’atmosfera di degrado intorno a coloro che raccontano e che si aiutano tra loro a raccontare; sono in preda al furore e al piacere narrativo, incarnando quel principio di “realtà totale” che impera nella produzione di Vargas Llosa, teso a uno sperimentalismo trasversale, dove realtà e fantasia si fondono, in un mix dai contorni fluttuanti, dove un personaggio scaturisce dall’altro, come in un gioco di scatole cinesi.

“Facciamo che io ero…” dicono i bambini quando giocano a interpretare storie. Con lo stesso impegno, la stessa energia, i protagonisti della narrazione, effimere creature, rese eterne dal prestigioso ludo letterario, snocciolano, alternandosi, le loro vite, storie d’amore e di lussuria, inglobando anche alcune celebri novelle del Boccaccio come quella di Federigo degli Alberighi.

Tra ethos e pathos, tra realtà e finzione, i narratori si muovono su un indistinto tracciato osmotico, creando e distruggendo, inter pares:

Giovanni Boccaccio, il duca Ugolino, Aminta, Contessa di Santa Croce, Filomena e Panfilo, infaticabilmente interpretati da un misurato Roberto Serpi, da un artisticamente maturo Angelo Tosto, da una raffinata Barbara Gallo, da una frizzante Giorgia Coco, da un eclettico Valerio Santi, coinvolti e coinvolgenti in una maratona ininterrotta di performances, in un trionfo di parole e gesti riconducibili a una evidente sperimentazione registica, sulla già sperimentale scrittura del premio Nobel per la letteratura. Formatosi tra il Boccaccio e Sartre, come ha dichiarato lo stesso Vargas durante un illuminante incontro pubblico il giorno dopo la prima teatrale, l’autore ha ribadito l’impegno e la responsabilità dello scrittore nell’aprire gli occhi ai lettori e dare una soluzione ai loro problemi, usando anche l’umorismo, laddove necessario e ha altresì manifestato nel contempo apprezzamento per la messinscena della sua opera in tutte le componenti, con grande soddisfazione del team teatrale e del Teatro Stabile che ha avuto l’onore e il piacere di ospitare una presenza così significativa, capace di stimolare una profonda riflessione sulla vita, sulla morte e sul ruolo determinante della letteratura nella società, sia per lo scrittore che per il lettore: entrambi taumaturgicamente evadono, trovano soluzioni, crescono.

 

I RACCONTI DELLA PESTE

di Mario Vargas Llosa
regia di Carlo Sciaccaluga
con Angelo Tosto, Barbara Gallo, Roberto Serpi, Giorgia Coco, Valerio Santi
scene e costumi di Anna Varaldo
musiche originali di Andrea Nicolini
produzione Teatro Stabile di Catania, Teatro Nazionale di Genova

Al Teatro Verga fino a Domenica 4 Dicembre

“I racconti della peste” di Vargas Llosa in prima nazionale al Teatro Stabile di Catania


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