Processo per l’omicidio Regeni, ecco perché c’è uno spiraglio nell’udienza del 10 ottobre

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Potrebbe aprirsi un piccolo spiraglio nell’udienza fissata per lunedì 10 ottobre davanti al gup del Tribunale di Roma sulle torture e l’assassinio di Giulio Regeni. Si arriva a questo step giudiziario dopo molte delusioni e dopo che si è avuta l’ulteriore prova della mancata collaborazione delle autorità egiziane a collaborare con la giustizia italiana per far partire il processo a carico dei quattro 007 egiziani accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore italiano. Il procedimento sulle responsabilità penali al momento è sospeso. La famiglia di Giulio, rappresentata dall’avvocato Alessandra Ballerini, insiste sulla necessità di aver poter avviare il processo atteso che è di tutta evidenza che gli imputati si stanno volontariamente sottraendo al procedimento . Il 10 ottobre sarà sentito il capo dipartimento Affari di giustizia del ministero Nicola Russo sugli eventuali sviluppi dopo la nota inviata alle autorità egiziane in seguito all’incontro del 15 marzo scorso. Come si sa, il gup aveva disposto nuove ricerche degli imputati affidate al Ros. Fino a questo momento le autorità egiziane non hanno offerto alcuna collaborazione agli investigatori italiani, anzi il Ministero della Giustizia ha già messo nero su bianco che si è avuto un netto “rifiuto” dell’Egitto a collaborare per le notifiche ai quattro indagati, indispensabili per procedere con il giudizio. Nelle udienze pregresse ci sono stati sit in sotto il palazzo di giustizia di Roma cui, oltre ai genitori, hanno partecipato la Fnsi, Articolo 21 e numerosi cittadini il cosiddetto popolo giallo e attivisti dei diritti umani per sostenere la causa di un processo in Italia ai torturatori, per dare loro la possibilità di spiegare ed eventualmente difendersi ma soprattutto per rispondere al diritto dei familiari di Giulio di avere un verdetto sull’orribile omicidio.


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