Francesco ha saputo indicare con chiarezza un’altra cultura, un’altra Europa

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Artemide Zatti, da oggi santo della Chiesa cattolica, emigrò in Argentina, con i salesiani lavorò nel quartiere di Buenos Aires a più alto insediamento di “ mangiapreti”, la Boca e  vide “Gesù stesso negli orfani, nei malati e negli indigeni”, come ha detto il rettore dell’Università salesiana.

Giovanni Battisti Scalabrini, da oggi santo della Chiesa cattolica, fondó l’ordine degli scalbriniani dopo essersi speso per seguire i migranti italiani che andavano a cercare miglior fortuna all’estero. ll 28 novembre 1887 fondò la Congregazione dei missionari di San Carlo. Nel 1889 istituì l’associazione laicale San Raffaele per l’assistenza ai migranti. Il 25 ottobre 1895 fondò le Suore missionarie di San Carlo. Visitò le missioni scalabriniane in America: nel 1901 negli Stati Uniti e nel 1904 in Brasile.

La loro giornata non poteva essere banale in un tempo come questo, segnato dall’odio, dall’identitarismo settario, dall’esclusione, dal disprezzo, oltre che dalla guerra che di tutti questo, con l’imperialismo etnico, è una chiara conseguenza.

Francesco elevandoli agli onori degli altari ha sfidato la cultura di questo tempo con due uomini, due simboli della sua fratellanza. Infatti commentando il Vangelo odierno ha offerto subito la cifra di questa grande giornata del cattolicesimo come lui lo propone: “Quando siamo onesti con noi stessi, ci ricordiamo di essere tutti ammalati nel cuore, di essere tutti peccatori, tutti bisognosi della misericordia del Padre. E allora smettiamo di dividerci in base ai meriti, ai ruoli che ricopriamo o a qualche altro aspetto esteriore della vita, e cadono i muri interiori, i pregiudizi. Così, finalmente, ci riscopriamo fratelli.”

E resta su questo punto, per lui decisivo nel rapporto con tutti gli esseri umani: “La fede cristiana sempre ci chiede di camminare insieme agli altri, mai di essere marciatori solitari; sempre ci invita a uscire da noi stessi verso Dio e verso i fratelli, mai di chiuderci in noi stessi; sempre ci chiede di riconoscerci bisognosi di guarigione e di perdono, e di condividere le fragilità di chi ci sta vicino, senza sentirci superiori.”

Ovvio che di qui con la figura di Scalabrini da ricordare il passo per arrivare a parlare dei migranti, questa volta verso l’Italia, il nuovo focus missionario degli scalabriniani,  sia stato breve: “ Includere tutti. E oggi, nel giorno che Scalabrini diventa santo, vorrei pensare ai migranti. È scandalosa l’esclusione dei migranti. Anzi: l’esclusione dei migranti è criminale, li fa morire davanti a noi. E così, oggi abbiamo il Mediterraneo che è il cimitero più grande del mondo. L’esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale. Non aprire le porte a chi ha bisogno … No, non li escludiamo: li mandiamo via, ai lager, dove sono sfruttati e venduti come schiavi. Fratelli e sorelle, oggi pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono. E quelli che sono capaci di entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo? Lascio la domanda, soltanto …”

In un mondo frastornato da ferocia, odio, disprezzo, paure, incubi, minacce nucleari, macellai che tornano sulla tolda, Francesco ha saputo indicare con chiarezza un’altra cultura, un’altra Europa, una vera speranza.


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