Perfido Berlusconi. Al confronto Letta giganteggia

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Nella enorme anomalia della comunicazione italiana qualcuno riesce anche a giocare di fantasia e perfidia. Nonostante subiamo l’assurdo di un boss di una coalizione proprietario di tre reti TV – oltre a una grossa presenza in quelle pubbliche – lo stesso prende in giro la stampa italiana che, carinamente, abbocca. A tutti è sembrata una gaffe l’uscita ferragostana sulle dimissioni di Mattarella, ritenute da Silvio indispensabili dopo l’approvazione della legge sull’elezione diretta del capo dello stato. La sede usata di “Radio Capital” è da considerarsi una “mascariata”, per far apparire una sorta di incidente di percorso il messaggio che su mediaset sarebbe stato evidente.

Berlusconi con sole dieci parole è riuscito a raggiungere tre obbiettivi. Il primo, e più allarmante, è Sergio Mattarella a cui si è dato un avviso di sfratto, come per ricordare che la sua elezione plebiscitaria è avvenuta dopo l’abbandono della candidatura del re del biscione. Conseguentemente (secondo obbiettivo) Silvio ha potuto ribadire che, se tutto andrà bene, il posto di presidente della repubblica è di sua competenza. Infine la stessa battuta, per lui non infelice, ha reso opaca la proposta cardine della politica della Meloni: anche nel primo punto dell’agenda della capa di “Fratelli d’Italia” si annida il vulnus della divisione della nazione, che oggi, invece, necessita unità.

Al confronto il timido Letta giganteggia. Mentre l’attuale e antidemocratica legge elettorale è stata usata dai tre soci del “destra-centro” senza alcun rispetto del buon gusto, il “sereno Enrico” ha dato un minimo di parvenza democratica facendo passare le liste PD dalla sua direzione. Nell’opposto estremo Conte, che resta invischiato dal “convitato di pietra” Beppe e ha sottomesso tutto il suo operato al vaglio del web. Forse una cosa giusta l’ha detta il socio elettorale di Renzi, affermando che dopo le elezioni l’Italia sarà ingovernabile. Francamente non sappiamo cosa augurarci.


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