Giornalisti “filorussi”, bufera sul Copasir. La Fnsi vuole chiarezza: no liste di proscrizione

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“Nessuna lista di proscrizione. No, un’indagine conoscitiva“. Così, in una dichiarazione all’Agenzia Dire la vicepresidente del Copasir, Federica Dieni prova a spegnere le polemiche sull’eventuale indagine del Comitato parlamentare per la sicurezza, per individuare i parlamentari, opinionisti, manager e giornalisti vicini alle posizioni del leader russo Vladimir Putin emersa da un articolo del Corriere della Sera.

“Il Copasir- ha detto all’agenzia Dire, la deputata 5 Stelle- non si occupa di portare avanti indagini, non è una commissione d’inchiesta. Quello si cui stiamo lavorando è un approfondimento conoscitivo a 360 gradi sul tema della disinformazione sul conflitto in Ucrainaper cui sono previste diverse audizioni. Il nostro obiettivo è solo questo”. “È un lavoro agli inizi- ha spiegato ancora Dieni- quando sarà concluso, stileremo una relazione che verrà in parte resa pubblica”. “A livello personale- ha concluso la vicepresidente del Copasir- sono sorpresa che siano usciti pubblicamente questi nomi, noi del Copasir, non siamo in possesso di nessuna lista e non abbiamo il potere di farle”.
Parole che non bastano a placare le polemiche e che comunque non hanno convinto la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che in una nota sollecita maggiore chiarezza su quell’elenco.

“Suscita inquietudine apprendere che il Copasir sia in possesso di liste secretate di persone, fra cui
giornalisti, classificate come ‘filorusse’ e ‘filoputiniane’. – sottolinea il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, in una nota diffusa pochi minuti fa –  Per evitare pericolose generalizzazioni e di diffondere un clima di sospetto, che porterebbe all’unico risultato di screditare il lavoro della stampa in Italia, sarebbe opportuno fare immediatamente chiarezza. Un conto, infatti, è se si fosse in possesso di prove inoppugnabili su giornalisti a libro paga o organici alla macchina della propaganda filorussa. In questo caso andrebbero resi noti i nomi per consentire agli organismi della categoria di adottare i provvedimenti previsti dalla legge e dai codici deontologici a tutela della credibilità e del decoro della professione. Ben diverso, invece, sarebbe se tali elenchi fossero stati compilati sulla base di opinioni espresse dagli interessati che, per quanto considerate sgradite o non condivisibili, sarebbero comunque legittime perché rappresenterebbero libere manifestazioni di pensiero, previste e garantite dall’articolo 21 della Costituzione. In quest’ultimo caso, saremmo di fronte a inaccettabili liste di proscrizione che riporterebbero l’Italia ai periodi più bui della propria storia”.
(Nella foto Raffaele Lorusso)


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