Demetrio Volcic; maestro di giornalismo, umanità, solidarietà

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Accolto alla pari, senza alterigia, senza farmi sentire il peso della distanza siderale che esisteva tra la mia esperienza e la sua. Non solo, ma pronto ogni volta a mettermi a disposizione la sede della redazione quando avevo l’urgenza di riversare il servizio.

Questa l’indimenticabile lezione di lavoro e di vita che trent’anni fa ricevetti da Demetrio Volcic nella mia breve esperienza di inviato del TG2 a Mosca. Il direttore Alberto La Volpe e il responsabile degli esteri Luca Airoldi mi chiesero, nel settembre del ’91, la disponibilità di recarmi a Mosca in sostituzione del corrispondente Fabrizio D’Agostini. Io mi trovavo nella redazione romana, distaccato dalla sede di Cagliari, su richiesta di Carlo Cavaglià, allora responsabile della redazione cultura. Nei turbolenti giorni che precedettero il disfacimento dell’Unione Sovietica ci fu l’abbattimento della statua di Dzerzinskij e il concerto che Rostropovic tenne sul piedistallo della statua abbattuta. Me ne occupai utilizzando le immagini dei circuiti internazionali e quello bastò a la Volpe e Airoldi per chiedermi di partire. Accettai con entusiasmo e fui affiancato da uno storico, bravissimo collega telecineoperatore, Romolo Paradisi, che mi fece innanzi tutto da tutore e guida.

La prima cosa che volli fare fu andare a conoscere quel vero e proprio mito delle corrispondenze Rai dall’estero che era Demetrio Volcic. Ricevette me e Romolo con esemplare semplicità mettendoci subito nelle condizioni di conoscere tutti i reparti della sede, in particolare quello che avremmo frequentato di più: il locale e i tecnici addetti ai riversamenti.

In quei frenetici giorni nei quali ci fu il tentativo di colpo di stato, il duro attacco di Eltsin a Gorbacev, oltre a raccontare quel che accadeva sul piano politico, da Roma venivo sollecitato ad occuparmi anche della vita quotidiana a Mosca. Per un aspetto, il più delicato, ebbi l’aiuto determinante di Demetrio Volcic. Volevo raccontare la prostituzione notturna e diurna nella capitale sovietica, ma senza autorizzazione o beneplacito della polizia non avrei potuto concludere nulla. Volcic intervenne di persona per aiutarmi ed ebbi la possibilità, insieme con Romolo Paradisi, di documentare quelle realtà grazie anche ad una pattuglia che ci venne messa a disposizione.


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