Sequestrato nel nord est della Siria il giornalista Husam al-Qass

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La famiglia di Husam al-Qass, famoso giornalista e attivista per il rispetto dei diritti umani, ne ha denunciato il sequestro ieri nel nord est della Siria a Dairik, vicino al confine con l’Iraq. La famiglia afferma che dieci uomini armati lo hanno catturato, mentre si accingeva a salire sulla sua automobile parcheggiata in centro città,  davanti a testimoni picchiandone violentemente uno. La famiglia attribuisce la piena responsabilità del sequestro all’autorità de facto che controlla la zona, l’Amministrazione Autonoma Curda guidata dal Syrian Democratic Council e al suo braccio armato, le Syrian Democratic Forces. Husam al Qass deve necessariamente assumere dei farmaci giornalmente e non li ha con se. La notizia è stata immediatamente rilanciata dall’ Fronte degli Assiri per la Pace e la Libertà di cui Husam al Qass  è noto e apprezzato esponente. L’osservatorio assiro per i diritti umani in un comunicato di poche ore fa parla di disprezzo per la popolazione da parte di quella che definisce la “cosiddetta Amministrazione Autonoma Curda”.

La situazione in quel fazzoletto di territorio, come in tutta la Siria, rimane difficilissima è aggravata dalla vicinanza del confine con la Turchia e l’Iraq, che rende la situazione ancor più precaria, con incursioni di gruppi armati e trasferimenti forzati, anche al di là dei confini. In questo contesto la situazione della minoranza assira viene troppo spesso trascurata o dimenticata. Husam al Qass aveva espresso la sua solidarietà con la popolazione di Mambji, dove la maggioranza araba ha manifestato richiedendo il rispetto dei propri diritti e otto manifestanti sono stati uccisi dalle forze del’autorità autonoma. Ma al-Qass ha spiegato che la sua solidarietà era dovuta a loro come ai curdi di Afrin, soggiogati dai turchi. La sola bussola che funziona è quella di al-Qass, e giustamente nessuno, né la famiglia né la sua organizzazione, ha sottolineato che gli assiri sono cristiani. Il problema non è confessionalizzare le discriminazioni, ma tenerle come fatto politico, umano. Il rilascio di Husam al-Qass è una battaglia per tutti.


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