Questo 9 maggio assume ancor più il significato di Libertà

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Felicia e Peppino Impastato. Madre e figlio.

Quest’anno il 9 maggio, anniversario della terribile morte di Peppino, cade nel giorno della festa della mamma.

Felicia, mamma di Peppino, grazie alla cui determinazione, passione, forza, si ebbe la verità sulla morte del figlio. Morto non “come terrorista”, come si voleva far passare, ma come giornalista ed attivista, ucciso dalla mafia.

Una madre, Felicia, che non si è mai arresa per dare Giustizia al figlio. Come tante ce ne sono e lottano, in questo Paese. A volte troppo in solitaria. Penso alla mamma di Attilio Manca, alla mamma di Giulio Regeni, alla mamma di Nino Agostino (che ci guarda da lassù). E potrei continuare all’infinito.

Come Articolo21 abbiamo presentato ieri il libro di Giovanni, “Mio Fratello. Tutta una vita con Peppino”. Un libro che racconta la storia dell’uomo, prima che venisse consacrato simbolo. E una madre, Felicia, che non s è mai arresa.

Ma oggi, 9 maggio, è una giornata densa di significati. Nel 1993, proprio il 9 maggio, Giovanni Paolo II, nella Valle dei Templi, rivolse il suo invito perentorio ai mafiosi: “Convertitevi! una volta verrà il giudizio di Dio!”. E questa data viene scelta per la cerimonia di beatificazione di Rosario Livatino nella cattedrale di Agrigento.

Livatino fu ucciso lungo la statale che ogni mattina percorreva in auto da Canicattì – dove viveva con i genitori – al tribunale di Agrigento. Per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro – i mafiosi lo definivano, con spregio, “santocchio” proprio per la sua frequentazione della Chiesa – fu avviata la causa per elevarlo agli altari. Nel decreto sul martirio è scritto che Livatino era ritenuto inavvicinabile dei suoi persecutori, “irriducibile a tentativi di corruzione proprio a motivo del suo essere cattolico praticante”.

Oggi, 9 maggio, assume ancor più il significato di Libertà.


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