Dalla camorra alla società educante 

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Con grande tristezza ho visto che è stato vandalizzato a Napoli presso la Fondazione Polis  un pannello raffigurante la Sala della memoria, che è dedicata alle vittime innocenti della camorra.
Ho visto. Abito in un palazzo adiacente. La sede della Polis e la mia abitazione sono a poco più di 50 metri dal luogo in cui  un giovane ragazzo che aveva minacciato di rapinare  un carabiniere fu sparato a morte da quest’ ultimo.
Capisco che  il gesto è terribile ed è stato  operato da persone che mostrano di non avere rispetto per la vita, per la memoria, per la storia, per loro stessi.
Chi è stato autore del gesto vigliacco non ha consapevolezza di sé. Sono uomini veri coloro che hanno pensato  a quella che immaginavano fosse una spedizione punitiva? Pensavano che distruggendo un pannello avrebbero cancellato i nomi, i visi, le storie di quelle vittime ed i loro assassini?
Pensavano di offendere la memoria dei morti, di cancellare il dolore dei loro familiari, di gettare nel dimenticatoio la violenza degli assassini?
Credo che queste azioni miserabili e sconsiderate danno forza alle vittime, alle loro ragioni, al desiderio di autentica giustizia.
Sono triste per chi ha programmato e commesso l’azione, che è anche stupida. L’autore o gli autori hanno creduto forse di compiere un’azione coraggiosa, secondo un codice personale distorto, secondo logiche che li ha costretti all’anonimato, guidati da disvalori che li mostra nella pochezza di una umanità traviata.
Sono triste perché a Napoli c’è bisogno di creare una società educante, solidale, accogliente. E non accade.
La realtà giovanile è tutta immersa nelle contraddizioni più profonde di un intero assetto sociale e culturale e quindi va letta e vista legandola al tessuto sociale, tarlato, strappato.
Basta condannare, mostrare solidarietà, insomma…fare come se si dessero le condoglianze per un conoscente defunto ?
Certamente. Continueremo tutti a solidarizzare e a molti sembra si debbano  individuare i buoni e i cattivi, come si faceva al tempo in cui si scrivevano nomi di alunni che alle elementari erano in una o nell’altra lista.
Come faremo a costruire una comunità se non educhiamo? Anche le nostre Associazioni, i nostri Movimenti non devono, non possono commemorare, ricordare, condannare, solidarizzare e credere che il loro ruolo é assolto positivamente in Città.
Bisogna aggiungere l’altra faccia della medaglia. Bisogna educare, costruire, suscitare, restituire senso e dare sostegno alle istituzioni tutte ed a quelle educative, nello specifico.
Non è possibile interessarsi dei giovani allestendo palchetti per cantanti o organizzare manifestazione senza contenuto, contando il numero dei presenti senza dare spessore alle azioni che si pongono in campo.
Non è possibile essere improvvisati e superficiali. Non è possibile non studiare, non analizzare, non confrontarsi sul serio, non mettere in moto il cervello da parte di chi ha responsabilità, specialmente se i soggetti da curare sono i giovani in una realtà che si chiama Napoli.
Non continuo perché la classe dirigente di questa Città è scadente, è improvvisata, è inadeguata. Non è la mia una critica senza prove. E non parlo della politica che non c’è. Parlo di un’intera classe dirigente sorta per cooptazione, per appartenenza, senza grandi meriti personali, senza obiettivi, senza progetti e che non fa sistema virtuoso ma è ripiegata su e per interessi personali anche illeciti.
Basta seguire la cronaca quotidiana.
Non sarà facile risalire la china. Continuo, però, ad avere speranza. Continuo a credere che “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”.
Sia chiaro: De André è un poeta e lo cito. Io ho la speranza cristiana. Vola  alto.
Francesco de Notaris – Vice Segretario vicario dell’Associazione nazionale antimafia Antonino Caponnetto – già Senatore della repubblica –

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