Myanmar, golpe militare depone presidente Aung San Suu Kyi. Esercito proclama lo stato d’emergenza

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Alla vigilia dell’insediamento del nuovo parlamento, i militari prendono di nuovo il potere in Myanmar e depongono la presidente Aung San Suu Kyi che di fatto non ha mai potuto esercitare fino in fondo il suo incarico. O non ha voluto come dimostra il suo imbarazzante silenzio sul genocidio del popolo dei Rohingya.
Dopo aver assunto il totale controllo delle istituzioni le forze armate hanno annunciato  un nuovo voto nel Paese una volta superato lo stato d’emergenza di un anno proclamato a seguito del colpo di stato.
L’8 novembre il partito della San Suu kyi aveva vinto le elezioni a grande maggioranza.
L’establishment autoritario statale non glielo ha perdonato.
“Stabiliremo una vera democrazia multipartitica”, hanno affermato i militari in una dichiarazione pubblicata sulla loro pagina Facebook, aggiungendo che il potere verrà trasferito dopo “lo svolgimento di elezioni generali libere ed eque”.
La leader della Lega nazionale per la Democrazia (e premio Nobel per la Pace) e altri esponenti del partito al governo sono stati arrestati nelle ultime ore nel Paese, a seguito dle golpe motivato dall’accusa di pesanti “brogli” elettorali.
La televisione nazionale birmana ha annunciato che tutti i poteri sono passati al comandante in capo,  il generale Min Aung Hlaing, uno dei principali responsabili delle persecuzioni della minoranza musulmana Rohingya.
San Suu Kyi ha chiesto alla popolazione del suo Paese di non cedere al golpe, in un disperato appello per rovesciare il tentativo delle forze armte di imporre quella che a suo dire sarebbe una nuova dittatura.
“Esorto la popolazione a non accettare, a rispondere e a protestare con tutto il loro cuore contro il colpo di Stato dei militari”, ha affermato in una dichiarazione rilasciata da un portavoce a suo nome.


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