Piacenza. Violenze, abusi di potere, finti arresti. La ferita forse più grave, insieme alle accuse di tortura, di cui si possa macchiare un servitore infedele dello Stato

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Rassegna stampa e progressioni di carriera. Sicurezza, percezione della stessa e ruolo dell’informazione. Queste sono le due prospettive da cui partire per capire cosa è successo davvero a Piacenza – e capire che le storture non sono solo lì, ma dappertutto.
Innanzitutto, va resa nota una prassi non scritta che riguarda le carriere degli appartenenti alle forze dell’ordine, in particolare militari. “Le carriere nostre sono decise in base a un principio preciso, matematico – mi rivelò nel 2017 un capitano dell’Arma a margine di una conferenza stampa – una cosa che non si dice ma che tutti sanno: ogni mattina, tutti comandanti delle Legioni Carabinieri in tutta Italia, ricevono sul tavolo diverse “pile” di fogli stampati delle rassegne stampa in cui si parla di questa o quella Compagnia carabinieri, di quella o quell’altra stazione con i comandanti in bella vista, in foto. E in base all’altezza di quella pila di fogli si decidono le carriere. Matematico!”. Quindi l’informazione – anche se si crede assolta – è lo stesso coinvolta (chi scrive compreso).

Sul rapporto tra sicurezza reale, sicurezza percepita e informazione si potrebbe scrivere un trattato. Partendo dalla semplice domanda: come mai il numero dei reati scende e la percezione di insicurezza, invece, cresce? E’ in questo contesto che va ricercata la competizione tutt’altro che virtuosa che emerge dalle carte dell’inchiesta Odysseus. Con il maggiore Stefano Bezzeccheri, comandante della Compagnia Piacenza, sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora, che “spronava” Peppe Montella, appuntato scelto della Levante e dominus del sodalizio criminoso, a compiere “più arresti, per questioni di orgoglio”, per vincere la sfida contro Rivergaro e Bobbio, che sono parte di un’altra Compagnia Carabinieri che fa sede proprio nel paese di San Colombano, Bobbio. Non per “orgoglio”, ma per “carriera” Bezzeccheri si faceva poche domande sugli arresti di Montella, Salvatore Cappellano, Angelo Esposito, Giacomo Falanga e il maresciallo Marco Orlando.

Diciamo che la “percezione” di sicurezza dei cittadini dipende anche – per esempio – dal decoro delle strade. Ma soprattutto dal taglio che le testate danno alle notizie che emergono dalle cronache.

Encomi solenni, ancora prima dell’Arma nel 2018, ai militari della Levante sono arrivati dalla politica piacentina quasi a ogni latitudine. Nelle annuali feste provinciali dei carabinieri, più di un sindaco, più di un colonnello hanno pubblicamente elogiato i militari della Levante “per il record di arresti per spaccio” nella zona multietnica della città, il cosiddetto Quartiere Roma, vicino alla stazione, dove insiste proprio la caserma Levante posta sotto sequestro probatorio per il reato di tortura. Questo aspetto è utile per capire il clima in cui operavano Peppe Montella, Angelo Esposito, Giacomo Falanga, Salvatore Cappellano, Daniele Spagnolo, Angelo Minniti e Marco Orlando, ossia i carabinieri della Levante.

E’ utile sapere anche che gli stranieri residenti a Piacenza al 1° gennaio 2018 erano 19.148, ossia quasi il 20% della popolazione residente. Una comunità in cui l’integrazione si fa ancora negli oratori, nelle società sportive e, naturalmente, a scuola. Eppure, negli ultimi 5 anni la politica e il dibattito pubblico si è concentrato su tre cardini: sicurezza, immigrazione e “bonifica” del Quartiere Roma, ossia il quartiere della caserma dei carabinieri Piacenza Levante.

Il 2018 fu un anno record di arresti per i carabinieri di Piacenza: 368. Molti per spaccio e con modalità-fotocopia effettuati dalla Levante che infatti, al gran completo, nel 2018 non partecipò alla consueta Festa provinciale dell’Arma alla caserma Paride Biselli di via Beverora a Piacenza. I militari della Levante furono invitati dal comando di Legione (che sarebbe il comando regionale, che si chiamava così prima che Ignazio La Russa ministreo della Difesa decise di cambiare il nome con un ritorno al passato) a Bologna.
La politica dovrebbe occuparsi di questi problemi non sull’onda delle inchieste, ma sulla scorta di un aggiornamento delle politiche fallimentari repressive sulle droghe leggere che fungono da combustibile a corto-circuiti come quelli della caserma Levante.

 “Durante l’attività investigativa abbiamo ‘assistito’ a quattro arresti compiuti dai carabinieri della stazione Piacenza Levante, e tutti e quattro gli arresti erano illegittimi” ha reso noto la procuratrice capo di Piacenza, Grazia Pradella. Violenze, abusi di potere, falsificazione degli atti, una rete di spacciatori che smerciavano su piazza droga recuperata dai sequestri giudiziari. E finti arresti. La ferita forse più grave, insieme alle accuse di tortura, di cui si possa macchiare un servitore infedele dello Stato.

Nella foto: la Stazione Mobile di fronte caserma Levante Sequestrata e cartello orari della stazione CC Levante in epoca Covid…


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