Egitto, repressione dei media senza fine. Arrestato giornalista di Al Jazeera

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In Egitto è in atto una vera e propria caccia al giornalista sgradito che non risparmia nessuno, neanche chi lavora per testate internazionali.
L’ultimo a finire in carcere un collaborare di Al Jazeera, Mohamed Monir, 65 anni, con l’accusa di diffondere notizie false.
L’ennesimo tentativo del governo di reprimere la libertà di stampa è stato  denunciato dall’avvocato di Monir, Nabeh el-Ga nadi. Il giornalista è stato prelevato da agenti di sicurezza in borghese dal suo appartamento a Giza. Attraverso un comunicato la sua famiglia ha fatto sapere che durante il fine settimana, il 65enne aveva pubblicato filmati di sorveglianza sulla sua pagina Facebook, che mostravano decine di poliziotti pesantemente armati che facevano irruzione nella sua casa per perquisirla quando lui non si trovava lì. Dopo aver postato quelle informazioni, di Monir si sono perse le tracce fino a ieri, quando è apparso davanti ai pubblici ministeri che ne hanno ordinato la detenzione preventiva di 15 giorni con l’accusa di aver diffuso notizie false, di fare propaganda per un gruppo terroristico anche attraverso i social media.
La famiglia del giornalista ha fatto sapere che di recente Monit era intervenuto in diretta su Al-Jazeera, di cui il governo egiziano ha da tempo vietato le trasmissioni.
Oltre a collaborare con la televisione del Qatar, il collega egiziano è editorialista del quotidiano al-Diyar ed ex vicedirettore del giornale Al-Youm Al-Sabae, conosciuto come “Settimo Giorno”.
Il ministero dell’Interno, interpellato sulla questione, non ha rilasciato commenti.
Dopo la deposizione del presidente islamista Mohamed Morsi nel 2013, tra proteste di massa contro il suo governo, le autorità egiziane hanno chiuso la rete di Al-Jazeera e arrestato molti dei suoi giornalisti, accusando l’emittente di fornire una piattaforma per i nemici dell’Egitto, in particolare il gruppo estremista dei Fratelli Musulmani.
L’arresto di Monir ha suscitato la ferma reazione e la condanna del Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), nonché del sindacato dei giornalisti locali.
Il generale diventato presidente, Abdel Fattah al-Sisi ha messo in campo una dura repressione del dissenso, stroncando le critiche al governo e incarcerando migliai di persone.
Le autorità egiziane usano la Procura antiterrorismo per imprigionare oppositori politici e attivisti. 
“Le autorità egiziane devono rilasciare immediatamente il giornalista Mohamed Monir e far cadere queste accuse infondate”, ha dichiarato Sherif Mansour, coordinatore del programma per il Medio Oriente e il Nord Africa della Cpj.
“Monir ha vari problemi di salute e tenerlo in arresto in attesa di processo durante una pandemia, oltre che una grave violazione di diritti umani, è crudele” ha aggiunto Mansour. Il Cpj ha anche ricordato che Monir aveva criticato la risposta del governo egiziano alla pandemia di Covid-19 su Al-Jazeera e forse proprio questo ha scatenato la reazione repressiva bei suoi confronti.
Le organizzazioni per la libertà di informazione denunciano da tempo che  il presidente Al Sisi usa i poteri avvocati a se per l’emergenza coronavirus come ‘copertura’ per intensificare la repressione.
Il sindacato dei giornalisti egiziani ha convocato una riunione del consiglio di emergenza per discutere “dell’ assedio imposto alla libertà di stampa”.
Monir è il quarto membro del sindacato a essere arrestato nelle ultime settimane.
“Le autorità sanno che coloro che sono stati arrestati non hanno alcun legame con atti di violenza o di istigazione a compierla”, ha scritto il segretario Mohamed Saad Abdel Hafiz su Facebook.
“Silenziare tutti e diffondere la paura è il loro obiettivo, non solo per i giornalisti, ma per tutti coloro che esprimono un’opinione o una posizione diversa in questo Paese”, ha aggiunto.
Secondo il Cpj l’Egitto è  al terzo posto nella classifica  dei paesi  on il più alto numero di giornalisti in carcere, dopo Cina e Turchi

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