Festival dei Diritti Umani: il dovere di dare la parola alle persone disabili

0 0

Cos’è stato il Festival dei Diritti Umani 2020? Se devo usare poche parole direi che stata principalmente una tribuna per le persone con disabilità, persone che di solito sono oggetto – di compassione, stigma, imbarazzo, ribrezzo, ammirazione – e quasi mai soggetti. Ancora più semplice? Le persone con disabilità hanno potuto esprimersi come succede sempre meno. E invece ce n’è sempre più bisogno, basti pensare allo spostamento dei malati di Covid-19: “quanto successo nelle Rsa e nei centri per persone con disabilità è un atto criminale che ha lasciato indifesa la fetta più  vulnerabile della popolazione italiana”, ha detto senza mezzi termini l’economista Tito Boeri. Agrodolce, come sempre, Elio – sì, proprio quello delle Storie Tese – che chiede come genitore di figlio autistico di “essere trattato come i cani”, perché, denuncia, è stato concesso fin da subito ai cani il permesso per la passeggiata mentre per la passeggiata delle persone autistiche ci sono volute settimane. “Abbiamo dovuto aspettare il DPCM del 26 marzo per avere deroghe alle persone con disabilità bisognose di assistenze particolari”, ha puntualizzato Luigi Manconi, che abbiamo invitato al Festival non solo per la sua conoscenza del tema diritti, ma anche perché da anni è una persona cieca.

Il fatto che la pandemia abbia colpito più duramente le persone con disabilità, ma che proprio da loro potessero arrivare lezioni di resilienza, è stata la principale molla per confermare un festival, seppure tutto solo online. Volevamo far emergere la necessità dei diritti delle persone con disabilità, a partire da come definirla. E poi dimostrare che il problema non è la persona ma l’ostacolo: se un gradino impedisce il passaggio di una carrozzina la soluzione è la rimozione dell’ostacolo, non impedire alla persona “su rotelle” di esercitare un proprio diritto.

Ci ha reso particolarmente orgogliosi mettere in primo piano storie di persone che stanno riuscendo o sono riuscite ad essere se stesse: la giovane pittrice Clara Woods che ha scoperto Frida Kahlo, Veronica Tulli – lulurimmel sui social – che canta e si copre di tatuaggi, le sportive Giulia Ghiretti (campionessa paralimpica di nuoto), Allegra Magenta (tennis tavolo), la super velocista Martina Caironi.

La strada è molto lunga: non sembrano esserci (ancora) le condizioni per un pride della disabilità: troppe le ingiustizie che devono subire, come per esempio le violenze sulle donne con disabilità, un dramma che nessuno sembra interessato a quantificare, come ha denunciato la deputata di Italia Viva Lisa Noja.

Ci sono scrittrici che hanno affrontato il tema disabilità con una profondità ineguagliabile: la gentilezza ironica di Simonetta Agnello Hornby, la descrizione aspra di Claudia Durastanti, l’autobiografia senza peli sulla lingua di Barbara Garlaschelli, la “fiaba” antibullismo di Costanza Rizzacasa d’Orsogna. E attori come Edoardo Leo e Alessandro Gassmann, entrambi genitori – sul set – di ragazzi Down che rivendicano l’efficacia di una commedia per abbattere pregiudizi.

La maggiore difficoltà incontrata dal Festival dei Diritti Umani 2020 è stata tecnica: trasportare un intero festival – cinque ore al giorno di talk, dibattiti, documentari, film, mostre fotografiche – sulle piattaforme digitali è stato un percorso ad ostacoli. Mascherine e Skype, barriere in plexiglass e Zoom, chilometri di cavi e budget limitato. E anche qualche stranezza: Youtube blocca prima i video sospettati di violazione del copyright e poi ti chiede se hai l’autorizzazione. Fare il contrario – chiedere se sei in regola e poi semmai congelare il tuo account – sarebbe una scelta molto più sensata.

Insomma, come accade da 5 anni, si esce dal Festival dei Diritti Umani con molte più scoperte: una ricchezza fatta di intelligenze acute, di piccoli gesti che diventano grandi imprese, donne e uomini costretti a urlare per ottenere i propri diritti. E tra le tante novità imparate c’è anche come si dice “vaffa” nella lingua dei segni: ce l’ha insegnato con un fantastico sorriso complice Ilaria Galbusera, capitana della nazionale volley sorde, campione d’Europa 2019. Ma non fateglielo sapere al Quirinale che l’ha nominata Cavaliere della Repubblica…

Danilo De Biasio, direttore del Festival dei Diritti Umani


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21