Libri in edicola. Attualità dei Promessi sposi

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Ufficialmente è l’anno di Dante Alighieri: hanno già preso il via le celebrazioni in vista dei settecento anni dalla morte. Di fatto è l’anno di Alessandro Manzoni: del suo capolavoro, il Coronavirus è stato la più massiccia promozione editoriale che si potesse immaginare. Sembra quasi che l’epidemia prima di aggredire gli italiani abbia letto con attenzione i Promessi sposi e ne abbia seguito alla lettera la descrizione della peste di Milano degli anni intorno al 1630.

A leggere quelle cronache riportate dal Manzoni con stupefacente cura, sembra di vedere i telegiornali che oggi ci informano sugli sviluppi della situazione. Innanzi tutto, i luoghi sono gli stessi: la Lombardia, soprattutto, il Veneto, il Piemonte, l’Emilia Romagna. Fa eccezione la Svizzera che nel Seicento ebbe anche lei i suoi focolai mentre nel 2020 sembra che l’epidemia non la riguardi, a quanto dicono le autorità che pure per motivi precauzionali hanno rimandato il preziosissimo salone dell’auto di Ginevra.  A dire il vero, più in basso della Toscana la peste manzoniana non sembra si fosse spinta. Ma le migliaia di morti le ha comunque provocate e su una popolazione di molto inferiore all’attuale: in quelle zone gli storici hanno calcolato un milione di decessi su quattro milioni di abitanti.

Fra le cause della pestilenza, una terribile carestia e il ripetuto passaggio di orde di truppe al soldo di questo o quel signorotto, primi fra tutti i famigerati lanzichenecchi. Quindi, le facilmente intuibili carenze igieniche, dati i tempi, e il disordine nei soccorsi causato dalla mancanza, si direbbe oggi, di una cabina di regia. Anche perché il morbo dilagò dal 1629 al 1633, prima di estinguersi, su un territorio costellato di signorie spesso ostili fra loro (come oggi nell’Italia unita le arroganti regioni infette polemizzano con il timido governo centrale): il Ducato di Milano, i cantoni svizzeri, la Repubblica di Lucca, il Granducato di Toscana. In Piemonte il contagio si estese fra Chiomonte e Torino, non risparmiò la valle d’Aosta, nel Veneto fu conseguenza della guerra di successione di Mantova e del Monferrato.  Secondo i cronisti dell’epoca, ai quali il Manzoni si è rifatto con scrupolo anche per redigere La colonna infame, il primo infetto, oggi si direbbe il paziente-zero, fu un tale … entrato in Milano secondo alcuni da Lecco, secondo altri da Chiavenna.

Come si vede, sono molti i parallelismi che si possono fare fra la peste del ‘600 e il Coronavirus del 2020: i territori italiani sono gli stessi, i rimedi in mancanza di un vaccino, esattamente come oggi, furono empirici, le mascherine, che allora come oggi non esistevano, erano sostituite da bavagli sulla bocca. Oggi non abbiamo avuto i lanzichenecchi, ma analoghe orde di turisti, d’immigrati interni ed esterni, in continuo movimento da un paese all’altro hanno contribuito al diffondersi dell’epidemia. Non più i manzoniani “turpi monatti”, dunque, ma studenti fuori sede smaniosi di tornare a casa, meridionali a Milano che si sono precipitati al sud portandosi  dietro il virus hanno fatto da moltiplicatori del contagio, come le soldataglie del Seicento.

Come finì nel Seicento? Probabilmente come finirà oggi, con il graduale affievolirsi della diffusione del virus e la lenta guarigione dei contagiati, mentre sui morti si stenderà il velo pietoso del ricordo.

Costretti in casa con regole che all’epoca non erano adottabili, oggi abbiamo più tempo per leggere. Bene ha fatto, dunque, il gruppo editoriale RCS a ristampare solo per le edicole (giustamente aperte per garantire l’informazione) perché le librerie sono incomprensibilmente chiuse (ma quali affollamenti temevano i nostri governanti? Non sanno che l’italiano in media legge un libro l’anno?) un’elegante edizione dei Promessi sposi, un romanzo di strettissima attualità che merita di essere letto e riletto. Le generazioni che l’hanno studiato a scuola (addirittura imparandone a memoria i brani più belli, oltre al celebre incipit) l’hanno successivamente detestato. I giovani di oggi hanno altro interessi. Ma proprio oggi i Promessi sposi sono da leggere o rileggere come un avvincente best-seller senza tempo, che travalica i secoli: hanno ancora molto da insegnare, e non solo come affrontare il coronavirus.


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