Milano e il Nord feriti reagiscono al Covid-19 

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L’Italia è ferita, soprattutto al nord, ma vuole rialzarsi. Milano e il Nord vogliono ripartire. Una donna malata di Coronavirus della provincia di Lodi, la “zona rossa” con epicentro a Codogno (il paese della Lombardia focolaio dell’epidemia), ha partorito un neonato sano. La buona notizia è un po’ il simbolo della volontà di ripresa. Su Internet gira, seguitissimo, il video “Milano non si ferma”, clip postata in Rete dal sindaco Beppe Sala. Milano ha riaperto i bar dopo le 18, lunedì seguirà il Duomo. La Lombardia valuterà se riaprire le porte delle scuole e dei musei appena l’epidemia  diminuirà d’intensità.

La botta (economica, sociale, psicologica) è fortissima nelle regioni settentrionali. Il cordone sanitario è imponente in Veneto e, soprattutto, in Lombardia. Undici comuni isolati dalla polizia, dai carabinieri e dai militari in Lombardia (epicentro a Codogno in provincia di Lodi) e uno in Veneto (Vo’ Euganeo a Padova), circa 50 mila persone messe in quarantena per contenere la diffusione del Covid-19, nome del nuovo virus  arrivato dalla Cina.

Il nord Italia è semiparalizzato. L’impatto economico ed emotivo è pesantissimo. Lo “smart working” (il lavoro agile da casa) è possibile in sei regioni settentrionali fino al 15 marzo (potrebbero essere coinvolti oltre 8 milioni di lavoratori). A Milano e in alcune città del Nord, al centro dell’epidemia, ci sono stati episodi di panico. Alcuni supermercati sono stati assaliti da persone che hanno fatto incetta di cibo, di mascherine protettive, di disinfettanti e di generi di prima necessità. La magistratura ha aperto un’indagine su falsi allarme lanciati tramite Internet per incitare all’accaparramento.

A Milano, senza che ce ne fosse bisogno, sono spuntate migliaia di persone con le mascherine dalla Stazione Centrale e a piazza del Duomo, come se vivessero a Wuhan, la città cinese focolaio dell’epidemia. Il Coronavirus in Italia ha contagiato oltre 600 persone (45 guariti) e causato 17 morti. In tutto il mondo, invece, i morti sono oltre 2.800 e i malati più di 82.000 (per la stragrande parte nella Repubblica popolare cinese).

La Penisola è terza nella terribile classifica delle vittime e dei malati in tutto il mondo, dopo la Cina e la Corea del Sud. Sono problemi seri, ma non c’è niente di drammatico, di irreparabile. Quasi tutti i malati guariscono e si sta lavorando alacremente alla confezione di un vaccino (Stati Uniti, Cina e Australia sarebbero vicini al traguardo). Occorre, però, fare i conti con la paura, alle volte anche con un panico irrazionale.

Le associazioni degli imprenditori e i sindacati, in un comunicato comune, hanno chiesto al governo e alle regioni di lavorare insieme, di non lasciare spazi all’allarmismo. C’è la necessità di «procedere a una rapida normalizzazione, consentendo di riavviare tutte le attività ora bloccate».

Giuseppe Conte ha lanciato inviti alla calma: «Il panico è una reazione del tutto ingiustificata». Il presidente del Consiglio ha invitato alla «coesione e all’unità nazionale» ponendo fine alle polemiche politiche. La polemica, quasi lo scontro, c’era stato con Matteo Salvini e alcuni presidenti leghisti delle regioni del Nord. La disputa era scoppiata tra Conte e la Lega sul corretto rispetto dei “protocolli sanitari”  contro il Covid-19 decisi dal governo giallo-rosso e usati, in particolare, nell’ospedale di Codogno.

Attilio Fontana ha raccolto la palla. Il presidente leghista della regione Lombardia in un video ha annunciato il contagio da Coronavirus di una sua stretta collaboratrice, ha comunicato un test sanitario negativo su se stesso. Continuerà a lavorare ma si atterrà «alle prescrizioni. Per due settimane vivrò in una sorta di auto-isolamento e continuerò ad indossare la mascherina» per prudenza. Detto fatto: ha indossato una mascherina e ha sdrammatizzato: «Se mi vedrete così non spaventativi, sono sempre io».

Sul governo e sulle regioni ricade un lavoro molto impegnativo e delicato per garantire le misure di sanità pubblica e rilancio economico. Il presidente del Consiglio deve affrontare una importante discussione con l’Unione europea sulle risorse da impiegare nel sostegno e nel rilancio di un’economia sotto shock e a rischio recessione. La Borsa di Milano, come Wall Street e le piazze europee, ha subito  pesanti crolli.


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