Quanto resta della notte?

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Abbiamo osservato che dalla notte della democrazia si può uscire, per questo è tornato d’attualità l’interrogativo che pone il profeta Isaia: sentinella quanto resta della notte? Enigmatica è la risposta del profeta-sentinella: “Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate”.

Una risposta alla domanda sul futuro deve perciò esserci; la sentinella non ha un compito superficiale, non è un semplice scrutatore dell’orizzonte, ma colui che attende la certezza del tempo migliore.

E l’aspettativa di un tempo migliore può diventare concreta; le tenebre che oscurano la nostra vita civile, non solo in Italia ma diffusamente in Europa, possono essere allontanate se noi saremo capaci di scrutare l’orizzonte come la sentinella biblica.

In questi giorni, mentre sono in corso le consultazioni del Presidente della Repubblica, tutte le opzioni sono possibili, compreso che il disegno di Salvini vada a compimento e siano convocate immediatamente nuove elezioni.  Sarebbe un disastro: una maggioranza nero-verde, gonfiata a dismisura da una legge elettorale maggioritaria, sceglierebbe il Capo dello Stato (neutralizzando la sua funzione di garanzia) e smantellerebbe la Costituzione, instaurando una sorta di dittatura della maggioranza, com’è già avvenuto in passato dopo le elezioni del 1924. A quel punto la notte diventerebbe ancora più profonda e l’alba si allontanerebbe ancora di più dall’orizzonte. La Costituzione prevede che le Camere siano elette per cinque anni, dunque non sono i sondaggi che possono imporre i tempi dello scioglimento a seconda delle convenienze politiche di questo o quel partito. Noi non sappiamo quanto tempo ci separa dalle nuove elezioni: il prof. Michele Ainis ci ha ricordato ieri che, nella nostra esperienza costituzionale, esiste anche il governo di decantazione. Lasciando impredicata la formula, quello di cui abbiamo bisogno è di un tempo di decantazione per purificarci dei veleni, immessi nel corpo sociale e persino negli apparati dello Stato, da una politica che ha accresciuto la frantumazione​, ha alimentato il rancore sociale, ha predicato la violenza diffusa ed il disprezzo dei diritti fondamentali, arrivando a legittimare l’omicidio (al di là della legittima difesa), imponendo il divieto di salvataggio dei naufraghi, programmando così la morte come strumento di regolazione dell’afflusso degli immigrati. Di fronte a questa massiccia opera di diseducazione popolare attuata nei 14 mesi del governo Salvini, occorre una svolta soprattutto dal punto di vista educativo: rilegittimare il sentimento dell’eguaglianza (abolendo il mito che qualcuno può essere primo a qualche altro); restaurare il rispetto per le diversità e rendere le differenze di nuovo conviviali; ripristinare il senso di umanità nella conduzione delle politiche pubbliche. È essenziale tornare nell’alveo dei valori inviolabili sanciti dalla Costituzione italiana ed attuarli, tornando a quel senso dello Stato che non è un concetto astratto, ma ragione fondamentale per la vita di una comunità politica.

Dobbiamo sforzarci, tutti insieme, affinché la politica torni ad avere il suo senso più nobile e abbia un orizzonte ed una visione a lungo termine.

“E per farlo – osserva il sen. Gregorio De Falco -bisogna ritornare a mettere al centro del dibattito pubblico i temi, le idee, le proposte, ed anche le differenti ideologie.

Dobbiamo discutere del perché una tassazione progressiva è migliore di una tassazione piatta. 
Dobbiamo discutere del perché l’integrazione è migliore dei respingimenti. 
Dobbiamo discutere del perché la salvaguardia dell’ambiente è migliore del profitto a tutti i costi. 
Dobbiamo discutere del perché un Paese aperto e dialogante è migliore di un Paese sovranista ed isolato.

E questo percorso non può che partire da ognuno di noi, dal proprio senso di responsabilità, dal comune cittadino che interagisce con i propri amici, fino al parlamentare che ha il compito ultimo di legiferare.”

In altre parole, è questo il tempo in cui dobbiamo vigilare, tutti insieme, perché dopo la notte venga il mattino.


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