Iran: condizioni critiche per Arash Sadeghi, attivista diritti umani

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Preoccupano seriamente le condizioni di salute di Arash Sadeghi, il prigioniero attivista politico iraniano al quale é stata diagnosticata una rara forma di tumore maligno alle ossa il condrosarcoma. Sadeghi soffre inoltre di un’infezione post-operatoria che gli impedisce di muovere un braccio e nonostante queste gravissime condizioni di salute gli sono state negate le cure ospedaliere.

La famiglia di Arash che gli ha fatto visita in carcere circa 20 giorni fa, racconta di averlo trovato in pessime condizioni di salute. Le autoritá iraniane in un primo momento avevano promesso ai parenti che avrebbero portato il loro congiunto in ospedale, ma successivamente e senza alcuna motivazione hanno dichiarato alla famiglia che per i prossimi due mesi Arash non verrá trasferito in alcun ospedale. Questo atteggiamento da parte delle autoritá ha violato anche i permesi concessi dai pubblici ministeri. La salute di Arash nel frattempo sta continuamente peggiorando e qualora non verranno prese subito delle azioni urgenti la situazione potrebbe degenerare fino a procurare il decesso del prigiorniero.

La storia di Arash Sadeghi nasce dieci anni fa, quando era membro della campagna elettorale di Mir Hossein Mousavi e dell’Associazione degli studenti islamici della Allameh University. Il primo arresto di Sadeghi avvenne proprio dopo le contestate elezioni presidenziali dell’ex Presidente Mahmoud Ahmadinejad del giugno 2009. Da allora è stato arrestato diverse volte tra il 2009 e il 2014.

Condannato a 19 anni di reclusione con l’accusa di “propaganda contro lo Stato, associazione e collusione contro la sicurezza nazionale”, si trova nella sezione 8 della nota prigione di Evin.

La vicenda di Sadeghi riporta ad un altra ingiusta detenzione quella di sua moglie Golrokh Ebrahimi Iraee, scrittrice e anche lei attivista per i diritti, condannata a sei anni di detenzione, unicamente per aver scritto un racconto sulla lapidazione, peraltro mai pubblicato.

Per l’arresto ingiusto di sua moglie Arash aveva iniziato uno sciopero della fame durato oltre 71 giorni nel quali aveva perso 19 kili ed era poi stato trasferito in infermeria perché sofferente di ipotensione, asma e fuoriuscita di sangue dalla bocca.

Il rischio era di un imminente ictus con conseguente coma. É stato proprio in quei giorni che Arash aveva anche scritto una bellissima e commovente lettera testamento a sua moglie in cui si legge “Pensa a un domani, quando la felicità sarà un diritto di tutti gli esseri umani… sono nato nel tuo primo sguardo, il tuo abbraccio è il posto più sicuro al mondo, il tuo amore è il simbolo della vittoria che mi accompagna in questa battaglia contro il destino.”

A seguito di questo sciopero della fame e anche grazie alla mobilitazione internazionale ma anche da parte di gruppi iraniani che avevano manifestato davanti al carcere di Evin, la moglie di Arash venne temporaneamente rilasciata per poi essere nuovamente reclusa e rilasciata in via definitive lo scorso 8 aprile 2019.

Come é ingiusta la detenzione di Arash per motivi legati alla sua difesa dei diritti umani e civili, la condanna di sua moglie Golrokh, seppure totalmente scontata, appare ancora oggi davvero senza spiegazioni. Le autoritá trovarono in un cassetto della sua casa un libro mai pubblicato, in cui la scrittrice racconta una storia in cui la protagonista é una donna che brucia una copia del Corano come segno di ribellione e rabbia, colpita dalla visione del film La lapidazione di Soraya M.

La Magistratura iraniana aveva giudicato la trama di questo libro, così sovversiva da doverne non solo impedirne la pubblicazione, ma anche punire l’autrice.con accuse quali ‘offesa ai sacri valori dell’Islam’ e ‘diffusione e propaganda contro il sistema’.

Golrokh Ebrahimi Iraee qualche mese fa prima di essere scarcerata aveva dichiarato in una lettera alla sua famiglia che da dicembre 2017 fino ad ora, senza spiegazioni chiare, lei e suo marito, Arash Sadeghi, erano stati privati ​​delle visite e del diritto di potersi chiamare telefonicamente. Durante  questo intero periodo di tempo, ad eccezione di una visita di 2 ore non avevano avuto alcun contatto tra di  loro ed erano completamente all’oscuro delle reciproche condizioni. Ora che Golrokh é stata liberata tutte le attenzioni si concentrano sulla salute di Arash che necessita il prima possibile di cure mediche adeguate nonché di cicli di chemioterapia..

Come sottolinea Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty InternationalLe autorità iraniane stanno volutamente negando le cure mediche a questo coraggioso difensore dei diritti umani, acuendo la sua sofferenza e ignorando di proposito i pareri dei medici. Come se fosse una punizione supplementare alla condanna, profondamente ingiusta, già inflitta a Sadeghi“.


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