Il silenzio di queste ore diviene rumorosissimo. Cosa si è fatto per padre Dall’Oglio?

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Una famiglia abbandonata? Ventiquattro ore dopo la conferenza stampa dei fratelli di padre Paolo Dall’Oglio – Francesca, Immacolata e Giovanni- il timore o l’impressione che la loro sia una famiglia abbandonata è drammaticamente posta dal silenzio delle autorità italiane. Infatti loro, per la prima volta dopo sei anni, non hanno detto poco. La sorella Francesca aveva affermato, stando a quanto riferito dalle agenzie: “ Da parte delle istituzioni non abbiamo mai avuto informazioni certe. Manca la percezione che si sia davvero lavorato per Paolo. Non sappiamo se in questi anni sia stato fatto un lavoro di riscontro delle notizie. Abbiamo avuto rassicurazioni e solidarietà ma c’è bisogno di trasparenza che allontani da noi la sensazione che sia stato utilizzato per fini politici non italiani”. Il silenzio di queste ore diviene rumorosissimo. Cosa si è fatto per Paolo? Cosa si è fatto per un cittadino italiano sequestrato con ogni probabilità dall’Isis? Il silenzio sembra dire una cosa: “molto poco”. E’ stato doloroso sentire il racconto di una valigia con gli effetti personali di Paolo consegnata all’ambasciata d’Italia di Parigi e recapitata quattro anni dopo. Doloroso ma significativo: incuria? Sciatteria? Basta la nostra tendenza a vedere solo difetti a spiegare un comportamento del genere? Francesca Dall’Oglio ha detto di aver saputo dell’esistenza di quella valigia da traduzioni del Raqqa Post, dove lo scrisse un amico di suo fratello. Vi scriveva di averla fatta avere al consolato italiana di Gazantiep. Saputo questo lei ha chiesto, le dissero che non esisteva. E invece esisteva, sul sito della Farnesina se ne trovava indirizzo e numero di telefono. La valigia poi prese un’altra strada, venne portata all’ambasciata italiana di Parigi. Ma cosa c’era? I telefoni di Paolo sono stati ispezionati? E c’era altro? Oggi nessuno può escluderlo…

Ma oltre a questo mi preme fare chiare chiarezza su un altro punto. Quali possono essere gli interessi non italiani che potrebbero aver portato  a non spingere a fondo sulle indagini sul destino di Paolo? Tutti sappiamo che è stato rapito a Raqqa, visto incamminarsi verso il quartier generale dell’Isis, prima che l’Isis la conquistasse. Era il momento dell’ascesa del Califfato. Loro catturano un prete italiano. Annunciano il suo sequestro? No. Silenzio. Il tempo passa, si parla da più parti di una sua eliminazione, plausibile. Ma dall’Isis solo silenzio. Perché? Se lo avessero ucciso l’Isis non avrebbe dovuto vantarsene, dimostrare che uccideva un “infedele”? O forse temeva l’indignazione dell’opinione pubblica musulmana siriana, che amava Paolo? E allora, se temeva questo, perché lo avrebbero ucciso? Un giornale vicino al regime siriano e ad Hezbollah ha dato la sua versione: per sbaglio. Troppo comodo, cari amici del quotidiano libanese al-Akhbar. L’Isis errori del genere non li ha mai fatti. L’Isis ha eliminato tutti i fautori di un mutamento democratico in Siria da Raqqa, in modo sistematico, cominciando dai più noti nomi dell’opzione civile, gli avversari di Assad, quello che aveva espulso Dall’Oglio dalla Siria. Chi ha guidato l’Isis a Raqqa è stato personalmente tirato fuori di galera dal potente capo dei servizi segreti dell’Aeronautica Militare Siriana. Il rapporto tra il capo dell’Isis a Raqqa, Abu Luqman, e questo generale fedelissimo di Assad, Adib Nemar Salamah, è noto, denunciato ma sempre taciuto. Come è nota la denuncia, non provata, che lui, il generale Salamah, avesse proprio un ufficio nella sede dell’Isis, già ai tempi del sequestro di Paolo. Così il silenzio dell’Isis sul sequestro e la possibile eliminazione di Dall’Oglio divengono meno oscuri. Come la possibilità che non sia stato ucciso, ma tenuto in ostaggio, in attesa che qualcuno ritenga utile usarlo. In questo quadro come non chiedersi cosa avrà chiesto  la nostra intelligence al suo interlocutore siriano,  quell’Ali Mamlouk che è stato recentemente rimosso da Assad. Secondo il quotidiano Le Monde Ali Mamlouk è stato addirittura ospitato in segreto qui a Roma dai nostri servizi, nonostante non potesse entrare in Europa perché inserito nella lista nera dell’UE, per crimini gravissimi che gli vengono imputati.

Passando ad un altro versante è anche importante capire quelli che oggi criticano Papa Francesco parlando addirittura di “linea Dall’Oglio”, per la lettera ad Assad. In quella lettera il Papa chiede semplicemente il rispetto del diritto umanitario internazionale a Idlib davanti a un milione e mezzo di sfollati e 3 milioni di civili ridotti in condizioni inaudite. I critici del Papa non possono mica pensare davvero che i tre milioni di civili, i profughi di Idlib, i bambini di Idlib, i medici di Idlib, il personale ospedaliero che finisce sotto le bombe ogni giorno, siano tutti terroristi. Forse no, ma che tra questi critici ci siano anche coloro che non hanno accettato il Concilio Vaticano II non sorprende: forse qualcuno non ha dimenticato che quando Giovanni Paolo II andò a Damasco nel 2001 il giovane Assad mise in enorme imbarazzo tutto il Vaticano, a cominciare ovviamente dal Papa, rivolgendo pubblicamente agli ebrei l’accusa di deicidio. E tra i lefebvriani che hanno sostenuto Assad ce n’è uno, Philippe Tournyol di Clos, che manifestò a Parigi nel novembre del 2011 contro uno spettacolo dell’italiano Castellucci insieme a suoi colleghi lefebvriani, ai salafiti francesi di Forsane Alizza e a gruppi antisionisti filoiraniani.


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