Dalla “scorta mediatica” al premio di Articolo 21

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Lo scorso aprile ero davanti all’ufficio del comandante dei carabinieri di una caserma bolognese. A riferire di alcuni episodi che stavano accadendo; nella vita reale e in quella “digitale”.

Uno degli spettacoli che realizzati dal Teatro delle Albe (Va Pensiero e Saluti da Brescello) aveva  fatto arrabbiare qualcuno. Marco Martinelli e io avevamo parlato per ore, per condividere la mia esperienza di vigile/cronista brescellese; e quei racconti eran diventati scene teatrali. Con Ermanna Montanari a vestire i panni della protagonista di Va Pensiero, in cui un vigile veniva licenziato ingiustamente; e le statue di Peppone e don Camillo a prestare il bronzo agli attori di Saluti da Brescello.

Ci sono nomi e cognomi, in Saluti da Brescello; e c’è il nome del sindaco che mi ha fatto licenziare: Ermes Coffrini. Ma all’ex sindaco non piace essere citato negli spettacoli teatrali; e querela l’autore Marco Martinelli, la moglie dell’autore Ermanna Montanari (la cui unica colpa sarebbe appunto esser la moglie dell’autore…), il direttore della casa editrice che ha pubblicato il testo (Marco Belpoliti di Doppiozero.it) e Donato Ungaro, in qualità di “ispiratore”.

La querela è un diritto di chi si senta danneggiato; sarà poi un giudice a decidere. Ma l’inviare la querela a chiunque entri in contatto con me, per motivi “teatrali” o per il mio impegno a favore della legalità, è censurabile. Così come è censurabile il minacciare i destinatari della missiva manifestando la minaccia di estendere anche a loro la querela, se permetteranno la rappresentazione dello spettacolo o se mi concederanno di parlare in pubblico.

Fortunatamente Saluti da Brescello non si ferma; e il Teatro delle Albe continua a portarlo in scena in tutti quegli ambiti in cui si voglia non solo esprimere vicinanza agli artisti, ma anche far capire al Coffrini che uno spettacolo non si querela. Anche se dice cose scomode.

Ma non era solo questo, che dovevo raccontare al maresciallo dei carabinieri; c’era anche qualcuno che voleva “omaggiarmi” di ben 149 chili di… sterco.

A gennaio la Corte d’Appello di Bologna aveva deciso che i conteggi del Tribunale di Reggio Emilia, in merito al mio licenziamento dichiarato illegittimo in tutti i gradi di giudizio, erano sbagliati; gli stipendi arretrati ammontavano a 149mila euro. Ma un brescellese, un certo Davide Gaspari – che da quello che scrive, si ricorda molto bene di me: sia come vigile, che come cronista – non è contento della sentenza. E lo comunica al popolo di Facebook: «Io gli davo 149 kg di merda», scrive in un post, oltre a parole poco riguardevoli della mia persona.

Guarda caso, Davide Gaspari risulta il destinatario di “misure restrittive” nell’ambito dell’operazione Grimilde, che ha colpito la ‘ndrangheta emiliana e portato in carcere (o ai domiciliari) sedici persone; Davide Gaspari è stato arrestato a Brescello. E leggendo l’ordinanza di “Grimilde” ce n’è anche per Coffrini. Infatti il pentito Giuseppe Giglio riferisce: … che GRANDE ARACRI Francesco cl. 1954 non disdegnava di interessarsi della politica locale e che, insieme a DILETTO Alfonso avevano raccolto voti per il Sindaco di Brescello, chiarendo di riferirsi al Sindaco in carica al momento dell’arresto di GIGLIO nel gennaio 2015: ha spiegato di aver appreso questa circostanza parlando con DILETTO stesso, BLASCO Gaetano, BOLOGNINO Michele, ma non ha saputo dire nulla in merito a specifici accordi sull’episodio; ha precisato che BOLOGNINO, a seguito dei servizi in tv e degli articoli di stampa sull’elezione del Sindaco di Brescello tramite l’appoggio della ‘Ndrangheta, gli aveva riferito che il Sindaco era stato effettivamente eletto grazie alla raccolta dei voti di DILETTO Alfonso e della famiglia GRANDE ARACRI residente in Emilia, in particolare di GRANDE ARACRI Francesco…”. Nel gennaio 2015, sindaco di Brescello era Marcello Coffrini; figlio di Ermes Coffrini.

Ho ricevuto insieme a Marco Martinelli e Ermanna Montanari il premio Articolo 21, per: «…Il coraggio di non cedere alla rassegnazione e alle intimidazioni di qualunque genere a fronte di un dovere etico morale a difesa della Costituzione italiana…».

Un piacere ricevere un premio; ma un grande piacere fare una cosa straordinariamente semplice: il proprio dovere.


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