La crisi del Csm ed altro

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Con rigore e severità bisognerebbe affrontare la crisi del CSM, per conoscere su basi certe gli avvenimenti che si sono succeduti, i personaggi coinvolti per capire come siamo arrivati ad un punto che potrebbe mettere in discussione uno degli organi che rappresentano uno dei baluardi posti a difesa della democrazia. Le notizie di stampa che si susseguono mettono in discussione l’autonomia ed indipendenza dell’organo di autogoverno della magistratura che (se son veri i fatti narrati, quelli gravi fino ad oggi conosciuti, se non più gravi) la rendono “dipendente” poco credibile; viene resa poco credibile “La Legge è uguale per tutti” come è scritto in ogni aula di tribunale.

Alla vigilia poi di una fase che affronterà nel Parlamento la riforma della giustizia è grave che questo, chiamiamolo così, incidente sia avvenuto e permetterà la speculazione ad un governo il cui Ministro dell’Interno si permette di censurare la libertà di parola e di pensiero espresse in pubblico da quei magistrati non in linea con le sue scelte securitarie e di criminalizzazione di tutti i migranti.

Sulle responsabilità dei magistrati e del mondo della politica e dell’impresa coinvolti si è avviata una indagine il cui esito bisogna attendere ma il mondo della politica deve fare la sua distinta parte per iniziare a capire chi e come, fra i suoi esponenti, sia stato attore e complice di ipotesi di reato. Data la grandissima gravità dei fatti emersi, delle sue conseguenze sulla stabilità della democrazia, del valore dei Partiti, la sinistra (nella sua difficile fase di rinnovamento e credibilità) dovrebbe, in parallelo e a fianco della magistratura, aprire da subito una sua indagine sulla responsabilità e azione extragiudiziarie dei suoi esponenti. Alla luce di quanto emergerà, ed in particolare anche grazie agli accertamenti sicuramente più approfonditi della magistratura, si potrà arrivare per i suoi esponenti coinvolti ad un giudizio di assoluzione, di sospensione dagli incarichi nei casi meno gravi o di espulsione per le responsabilità ancora più gravi.

L’articolo 54 della Costituzione indica che ai “cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche (e il magistrato o l’esponente di partito esercita funzioni pubbliche) hanno il dovere di adempierle, con disciplina ed onore”; per la difesa di quel principio, anche senza violazione del codice penale, dovrebbero essere esercitate le relative responsabilità; per la violazione dovrebbero anche esserci le dovute conseguenze.


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