Fondazione Antonio Megalizzi. Per non dimenticare

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Per non dimenticare: chi non c’è più lascia sempre un vuoto incolmabile nei suoi famigliari e amici e solo nel rispetto di chi soffre con «compostezza discrezione e il silenzio si può creare l’anello di congiunzione tra il dolore e la speranza» – lo ha detto Giampaolo Pedrotti capo ufficio stampa della Provincia di Trento –  nel presentare la Fondazione Antonio Megalizzi  nel corso di una cerimonia venerdì 7 giugno che si è svolta nel Palazzo della Provincia. «Siamo qui presenti a dimostrazione come sia ancora forte il ricordo e l’affetto nei confronti di un nostro concittadino, Antonio Megalizzi» – ha proseguito Pedrotti – annunciando i nomi dei relatori invitati a parlare. Prima degli interventi è stato proiettato un breve frammento video, estratto dalle immagini del funerale di Antonio, celebrato in Duomo il 20 dicembre 2018 in cui una sua ex compagna di classe lo ricordava in lacrime: «…Sapevi spiegare la politica con parole semplici anche a me che non capisco niente. Riuscivi ad esserci sempre vicino anche da lontano. Volevi fare il giornalista e ora ti conoscono in tutto il mondo. Ma il mondo eri tu che volevi raccontarlo. Ciao Mega ti ricorderemo sempre cosi…». Una commozione sincera che suscitato un lungo applauso tra i presenti in sala.Rocco Cerone, segretario del Sindacato regionale dei giornalisti Trentino Alto Adige – Südtirol  ha letto un messaggio inviato dai genitori di Giulio Regeni: «un caloroso saluto  ai familiari di Antonio, vi siamo vicini. Paola e Claudio Regeni». Di seguito ha spiegato il significato dell’evento: «ci troviamo in un luogo simbolico che rappresenta tutta la Comunità trentina (la sala Depero, ndr) per promuovere una “risurrezione” ideale, un seme nuovo che potrà germinare e costruire una nuova “vita”che consentirà di far vivere le sue idee e i suoi valori, affinché nuove generazioni possano conoscere il suo impegno a favore della verità e per la crescita dell’Unione europea. Dal male può nascere il bene».

In prima fila il padre Domenico, la madre Annamaria, la sorella Federica e la fidanzata di Antonio, Luana Moresco, non una presenza simbolica, ma la volontà di dare seguito al lavoro iniziato da Antonio. Nasce per il loro volere la Fondazione e ogni iniziativa dovrà essere approvata secondo le indicazioni dettate esclusivamente dai rappresentanti della famiglia. Giuseppe Giulietti presidente della Federazione nazionale della stampa (uno degli enti promotori) lo ha ribadito: «l’intento non è quello della commemorazione ma fare in modo che i valori di Antonio non si disperdano facendo circolare le sue idee». In sala erano presenti anche autorità civili e militari tra i quali il prefetto di Trento, Sandro Lombardi, ufficiali dei Carabinieri, il direttore della sede Rai di Trento Sergio Pezzola. Paolo Borrometi presidente di Articolo 21 prendendo la parola ha spiegato come «ognuno di noi può avere la responsabilità di proseguire e portare avanti gli ideali di Antonio. Da oggi deve partire l’impegno per i sentimenti che legavano Antonio a voi (rivolto alla famiglia, ndr) e vi ringrazio». Daniele Macheda giornalista Rai, sindacalista dell’Usigrai e cugino della famiglia Megalizzi, arrivato da Roma, è intervenuto visibilmente commosso: «i suoi sogni hanno contagiato tanti di noi e questo ci ha permesso di abbracciare il sentimento di fare qualcosa. Ho chiesto alla Rai una particolare attenzione e voglio ringraziare l’amministratore delegato Fabrizio Salini, Antonio Di Bella direttore di Rai News 24  e Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio 3, che darà spazio tramite la Fondazione ai programmi di Europhonica (il format internazionale delle radio universitarie europee, ndr) favorendo un’informazione libera di qualità». A dimostrazione dell’impegno della Rai era presente anche Lorenzo Ottolenghi, assistente dell’amministratore Salini:« la Rai c’è per fare e c’è stata fin dall’inizio. Attiveremo dei percorsi formativi che verranno individuati e accompagnati dentro la scuola di giornalismo di Perugia». Il primo cittadino di Trento Alessandro Andreatta: «dalla presenza attiva della famiglia Megalizzi sì è generata un’energia straordinaria che ha dato vita ad un lascito completo alla città , al territorio, all’Italia e all’Europa. Un amore per l’Europa che dovrà proseguire per studiarla, promuoverla e difenderla. Un’ideale staffetta costruttore di ponti in Europa per farla crescere e intessere rapporti».  Promuovere una cultura dell’inclusione anche nel rispetto delle differenze dimostrando la capacità di ascoltare anche chi non era d’accordo con il suo pensiero. Questo era Antonio Megalizzi. Luana Moresco a nome della famiglia ha voluto ricordare così la figura del suo fidanzato:«Antonio era un comunicatore. Un artigiano della parola. Un incubatore di idee, che credeva nell’importanza di essere informati e di informare. Fin da piccolo era sempre stato affascinato dalla potenza della radio e dalla forza della scrittura. Aveva una dote, tutta sua: sapeva coniugare la precisione del linguaggio con una punta di sagace ironia (a volte di sarcasmo). Ma tutto questo accadeva sempre dando il giusto valore ad ogni singola parola, nel rispetto di fonti e fatti, affinché tutto conservasse un giusto equilibrio. Non era fazioso: lui parteggiava solo per quella che intimamente riteneva essere la verità». L’arcivescovo Lauro Tisi accogliendo l’invito nell’intervenire (ha celebrato i funerali di Antonio alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella) ha voluto sottolineare l’importanza di riflettere come «in un momento storico  in cui le parole rischiano di essere disabitate, al contrario, in Antonio, assumevano un senso. Erano abitate dalla vita e avevano un significato creativo. In un’ora della Storia dove è tutto è lento, la nascita della Fondazione grazie proprio a lui, potrà riscrivere la grammatica del mondo mentre sembrano ritornare le parole barbare. Il dolore inconsolabile della famiglia non può placarsi e non si cancella, ma può diventare fecondo e dirci quanto è grande l’uomo. Riconciliamoci con le capacità di sognare – è il monito di Tisi – perchè all’Europa manca la capacità di sognare» . La parola sogno è stata pronunciata anche nell’intervento di Luana Moresco: «grazie di essere qui, a condividere con noi un momento così importante. Vorremmo ringraziare innanzitutto le tante persone, enti ed istituzioni che ci sono stati vicini in questi mesi così difficili, aiutandoci a concretizzare un progetto importante che ricordi la straordinaria persona di Antonio tramite una Fondazione a suo nome che, nel tempo a venire, porterà avanti i suoi obiettivi, e parte di quelli che erano i suoi sogni». Paolo Collini rettore dell’Università di Trento: «Antonio oggi ci da una grande occasione. Lui che dibatteva, discuteva sempre con grande passione lo voglio ricordare per la sua normalità. Un europeo prima di essere europeista. Una tragedia che ci lascia un messaggio di speranza e ottimismo della ragione» – citando il presidente Mattarella per come si era pronunciato nel testimoniare il dolore provato l’indomani della sua scomparsa. L’assessore all’istruzione e cultura Mirko Bisesti, in rappresentanza del presidente Maurizio Fugatti, nell’esprimere vicinanza e sostegno ai loro cari è necessario trovare «la forza di incrociare lo sguardo dei famigliari per voler continuare con i fatti. Desidero anche ringraziare la stampa vicina e propositiva per aver dimostrato il suo impegno. La generazione dei giovani che non hanno voce deve essere veicolata attraverso il ruolo dell’informazione giornalistica».

Giuseppe Giulietti ha spiegato l’importanza di non considerare la Fondazione appartenente ai giornalisti:«le chiavi devono essere in mano alla famiglie e va rispettata la loro sensibilità, come mi aveva chiesto la madre di Ilaria Alpi: “rispettate le identità dei nostri figli”. Cosi come chiede la famiglia Regeni di non essere oscurata. Giulio era come Antonio, ognuno di loro era impegnato a raccontare il mondo. Megalizzi voleva far rivivere la radio. Erano entrambi ragazzi coraggiosi senza un contratto. Il giornalista è chi onora l’Articolo 21 e non perchè possiede un tesserino. Dobbiamo impegnarci a dare spazio alle voci più diverse. L’impegno della Fondazione potrà essere anche quello di riunire insieme tutti gli scritti di Antonio insieme alle sue registrazioni radiofoniche. Lui che insegna a come raccontarle agli altri. Ricordo Primo Levi che disse: “la memoria è uno strumento molto strano, uno strumento che può restituire, come il mare, dei brandelli, dei rottami, magari a distanza di anni”».

Foto della presentazione Fondazione Megalizzi sala Depero palazzo della Provincia di Trento (crediti foto: ufficio stampa Provincia TN)


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