Trieste, maratona senza africani

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Nessun atleta africano parteciperà dal 2 al 5 maggio alla Trieste Running Festival, la maratona erede di quella Bavisela finita anni fa nelle aule di tribunale. Lo hanno annunciato gli organizzatori in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato fra gli altri il governatore del Friuli Venezia Giulia Fedriga, il sindaco di Trieste Dipiazza e il suo vice Polidori, tristemente noto per aver gettato mesi fa le coperte di un clochard in un cassonetto.

La scusa: gli atleti africani che di solito partecipano – e vincono – sono sfruttati da manager senza scrupoli. In passato, raccontano gli organizzatori per supportare la loro scelta, è successo persino che un vincitore non avesse nemmeno i soldi per comprare il biglietto del treno per tornare a casa, in un’altra città del nord Italia.

Strano e grave modo di procedere. Se si ha notizia di un reato, e sfruttare un uomo ovviamente lo è, si va in procura e lo si denuncia. O almeno ci si rivolge alla federazione sportiva. Non si escludono da una gara tutti i potenziali sfruttati, operando una discriminazione su base etnica. Invece di aiutare e proteggere gli atleti africani, li si esclude.

Meraviglia doverlo ricordare nel 2019, nella “civilissima Trieste”. La stessa città dove Mussolini il 18 settembre 1938 annunciò in una piazza dell’Unità festante le vergognose leggi razziali. Qualcuno ha ricordato che persino Hitler, alle Olimpiadi del 1936, dovette “sopportare” i trionfi davanti al suo podio del nero Jesse Owens.

Una scelta di apartheid, insomma. Ma gli organizzatori hanno dichiarato al Tgr Rai che così dicono “stop allo sfruttamento di ragazzi tanto veloci quanto sconosciuti, che gareggiano ogni settimana in giro per tutta Europa per gettoni di presenza e premi che per la maggior parte vengono incassati dai manager, quasi tutti italiani. L’anno scorso il vincitore non aveva nemmeno i soldi per pagarsi il treno per tornare a casa, nonostante il successo. Quest’anno abbiamo deciso di accogliere soltanto atleti europei affinché vengano presi dei provvedimenti che regolamentino quello che è attualmente un mercimonio di atleti africani di altissimo valore, che vengono semplicemente sfruttati e questa è una cosa che non possiamo più accettare”.

Dura la presa di posizione del segretario regionale del Pd, Cristiano Shaurli: “Mancava questo al Friuli Venezia Giulia: essere la Regione che non fa correre gli atleti africani. Con motivazioni che hanno un retrogusto d’ipocrisia all’ennesima potenza, la nostra regione apre la stagione della discriminazione nello sport. Nemmeno si prova a risolvere i problemi di sfruttamento che vengono accampati, e si sceglie di annunciare con becera soddisfazione, con la benedizione del presidente Fedriga e dell’assessore Roberti, una corsa “senza africani” come fosse un vanto. Le colpe di manager disonesti, che peraltro andrebbero denunciati alla federazione e alle autorità competenti, vengono fatte ricadere con soddisfazione sugli atleti di colore, e questo sarebbe il segnale che si vuole dare contro lo sfruttamento. Questo l’ideale dello sport che unisce tutti gli uomini”.


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