Dall’Oglio scudo umano in Siria nell’ultima sfida dell’Isis

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Cosa sta accadendo in un angolo oscuro, a noi sconosciuto, del deserto siriano, nei pressi di Deir ez Zoor? Secondo il quotidiano The Times di Londra una colonna di miliziani dell’Isis assediata dai curdi del Ypg, sostenuti dagli americani, avrebbe chiesto un salvacondotto in cambio del rilascio di tre ostaggi internazionali tra i quali il gesuita italiano, padre Paolo Dall’Oglio. Con lui un giornalista britannico e un’infermiera australiana. Plausibile? Sì, plausibile. Molte battaglie di questa orrenda guerra siriana, quella di Arsal e quella di Raqqa ad esempio, si sono concluse così, con la cessazione delle ostilità in cambio di un salvacondotto per i terroristi che sono tornati nelle loro zone con autobus convenuti e garantiti. La novità in questo caso è questa: come mai non si offre la semplice cessazione delle ostilità ma il rilascio di tre ostaggi così importanti? È noto che da tempo è presente proprio in quella zona una squadra speciale americana incaricata di catturare il sedicente califfo al-Baghdadi.

Se fosse questo l’ospite eccellente della colonna sotto assedio, l’offerta dello scambio con i tre ostaggi si spiegherebbe bene, come anche le smentita curda di una simile offerta da parte dell’Isis. L’importanza della cattura di al-Baghdadi è evidente. E allora? Allora l’Isis userebbe i tre ostaggi come scudi umani e chi deve completare la missione di catturare il sedicente potrebbe non aver piacere che si sappia a quale rischio per vite occidentali lo starebbe facendo. Tutto questo è plausibile, verosimile, come è plausibile che gli ostaggi non siano tre, magari due, aumentati per la circostanza da chi sa bene come bluffare. Tutto questo è verosimile, ed è anche verosimile che gli ostaggi siano tre.

Tutti e tre sono stati sequestrati più di cinque anni fa dallo Stato Islamico. Anche questo, che siano ancora vivi dopo così tanto tempo, è verosimile? Certamente. Tutti dovrebbero ricordare che Saddam Hussein usò gli scudi umani per proteggere i luoghi sensibili di Baghdad e dell’Iraq ai tempi della guerra del Golfo. E tutti sanno che leader dei servizi segreti di Saddam Hussein, una volta disciolti, sono divenuti una delle due braccia che hanno dato vita all’Isis insieme ai terroristi lì giunti con la complicità di Assad per impantanare i Marines americani dopo l’invasione del 2003. Tutto tutto rende plausibile ciò che ci viene detto, e spiega anche goffe smentite, prospettando l’ipotesi che padre Dall’Oglio e gli altri due sequestrati vengano adesso usati come scudi umani di al-Baghdadi; il sedicente califfo non terrà alla vita degli altri, ma tiene alla sua. Questa elementare considerazione rende plausibile anche la trattativa, che riguarderebbe in primo luogo un’ottantina di miliziani curdi, YPG, catturati dall’Isis. Tutti pensano a sé, interessa sapere se qualcuno ricorda che Dall’Oglio è cittadino italiano. In queste condizioni la domanda che si pone non è l’attendibilità della notizia, ma un’altra: è più importante riportare a casa lo scalpo del sedicente califfo o tre ostaggi?

Nelle ore in cui l’islam illuminato, spirituale, ha trovato in Ahmad Tayyeb non il suo Giovanni XXIII, ma il suo Angelo Roncalli, nelle ore cioè in cui l’islam spirituale ha trovato l’uomo che sa chiedere il disarmo dei cuori e il riconoscimento dei propri errori anche ai suoi, ma non è Papa, perché nell’islam questa figura apicale non c’è, sarebbe importante che anche l’Occidente sapesse capire che salvare tre vite equivale a salvare il mondo intero, tre volte.


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