SeaWatch. Garante detenuti: illecita detenzione. Sia consentito urgentemente lo sbarco

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Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, Mauro Palma, esprime preoccupazione per la situazione dei 47 migranti soccorsi il 19 gennaio scorso dalla nave Sea Watch 3 e da tre giorni ancorati nella rada al largo di Siracusa. Per questo ha scritto al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, chiedendo l’immediato attracco della nave Sea Watch 3 e il conseguente sbarco delle persone soccorse, nella chiara finalità di tutelare i diritti delle persone salvate e di preservare il Paese dal dover rispondere in sede internazionale di possibili violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU).

La situazione di stallo venutasi a creare per gli effetti della mancata autorizzazione all’attracco e dell’impossibilità della nave di riprendere la navigazione determina la privazione di fatto della libertà dei migranti soccorsi. Oltretutto è stato anche superato il limite massimo di 96 ore che la legge prevede per il fermo di una persona senza convalida giurisdizionale.

Nella lettera il Garante nazionale ha chiesto con la massima urgenza al Ministro informazioni relative all’assegnazione di un luogo sicuro (POS) dove sbarcare le persone ora a bordo della nave Sea Watch 3; all’indicazione data e allo stato attuale della situazione circa l’impossibilità di approdo, con la specificazione della motivazione; alla presenza di donne e minori a bordo; alla sistemazione delle persone salvate in ambienti coperti o esterni, con l’indicazione numerica in un caso e nell’altro; alle condizioni materiali attuali e alle azioni intraprese per rispettare il divieto di trattamenti inumani e degradanti, con particolare riferimento all’accesso a cibo e acqua e alla tutela della salute; ai motivi di ordine pubblico e sanità pubblica che hanno portato all’adozione dell’ordinanza che vieta a ogni natante di avvicinarsi alla Sea Watch 3.

Le persone a bordo di una nave che ha fatto ingresso nelle acque territoriali italiane, per quanto battente bandiera straniera, sono sotto la giurisdizione del nostro Paese. Ciò implica la responsabilità dello Stato per ogni eventuale violazione dei diritti umani: la situazione di privazione di fatto della libertà personale, in violazione dell’articolo 13 della Costituzione e dell’articolo 5 della CEDU; il mancato avvio delle procedure individuali di identificazione e quindi la mancata considerazione delle posizioni individuali, a rischio di violazione del divieto di espulsioni collettive; la mancata considerazione degli aspetti di vulnerabilità individuale, a rischio di violazione dell’articolo 3 della CEDU; la possibile violazione del divieto di non refoulement, considerato che le persone soccorse dalla nave Sea Watch 3 provengono dalla Libia, Paese verso cui non possono essere respinte; il rischio di violazione del diritto d’asilo regolato dalla Convenzione di Ginevra; la possibile violazione dell’articolo 3 della CEDU in relazione alle condizioni in cui sono costrette le persone migranti a bordo.

Il Garante nazionale ha informato delle sue preoccupazioni la Procura della Repubblica di Siracusa, in particolare sulle possibili responsabilità penali riguardo a un’illecita detenzione dei migranti sulla Sea Watch 3 e sui rischi di condanne del nostro Paese in sede internazionale.

Il Garante nazionale ribadisce il principio che le persone sono sempre un fine e mai un mezzo per raggiungere qualsiasi obiettivo e si riserva di aprire un confronto in ambito europeo sull’atteggiamento tenuto dalle autorità olandesi nella gestione della vicenda Sea Watch 3.


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