Condanna Comiciottoli, intervista a Laura Boldrini: sentenza che tira linea demarcazione fra passato e futuro per l’impunità in rete

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Una sentenza che pesa, un punto di svolta che evidenzia quanto la rete non possa essere una zona franca in cui ognuno sia libero di insultare, minacciare e istigare all’odio senza conseguenze.
Non solo una vittoria di Laura Boldrini, ma di tutte le donne vittime di aggressioni sessiste sul web.
Matteo Comiciottoli è stato condannato a pagare danni per 20 mila euro e una multa di uguale entità (pena sospesa subordinata al risarcimento dei danni entro un mese) per la diffamazione dell’ex presidente della Camera che querelò il sindaco di Pontedera per i commenti sui social in merito agli stupri avvenuti in spiaggia a Rimini nell’estate 2017. L’esponente leghista aveva scritto che gli arrestati “dovevano essere mandati ai domiciliari a casa della Boldrini, magari le mettono il sorriso”. Una frase che Camiciottoli ha sempre definito come ‘contestazione politica’.
Una sentenza importante, possiamo definirla uno spartiacque sui diritti e doveri in rete?

Assolutamente sì. Questa sentenza traccia una linea di demarcazione tra un passato in cui si è pensato che la rete potesse essere un porto franco dove tutto fosse permesso e un presente in cui chi insulta, minaccia o offende si assume le sue responsabilità di fronte alla legge.

Si aspettava questo verdetto?
Ho sempre confidato nella giustizia e, sinceramente, non avrei potuto immaginare un esito diverso. Se qualcuno augura lo stupro a una donna, non può farla franca.

Quanto ancora resta da fare?
Tantissimo, soprattutto sul fronte dell’educazione digitale. Non solo per i nostri ragazzi e per le nostre ragazze, ma anche per gli adulti.

Quanto è stato importante il supporto di tante donne che la sostengono?
Abbiamo vinto insieme, questa è una vittoria di squadra. Ci tengo a ringraziare le migliaia di donne e uomini che sono stati al mio fianco sin dall’inizio di questa battaglia. Una battaglia che io ho sempre fatto in nome e per conto di chi non ha la forza o la possibilità di difendersi.
Ho dedicato questa sentenza a mia figlia e a tutte le figlie d’Italia, perché siano libere di esprimersi senza che nessuno le molesti, le minacci o le aggredisca, online e offline.

Sa di essere stata un incoraggiamento per centinaia di vittime di hater? I numeri di chi segnala attacchi in rete sono impressionanti…
Lo so, e invito tutti a denunciare, come ho fatto io. Chiunque venga attaccato per le proprie idee, per il solo fatto di essere una donna o per le sue tendenze sessuali, per il fatto di essere una minoranza sappia che in me troverà un punto di riferimento, mi metto a loro disposizione.

A livello legislativo cosa si sta muovendo?

“Ho appena raccolto una petizione lanciata da tre associazioni, Insieme In Rete, I sentinelli e Bossy, che chiede una legge contro il “revenge porn”, la pratica, sempre più diffusa nella Rete, che consiste nella pubblicazione – o nella minaccia di pubblicazione, anche a scopo di estorsione – di foto o video intimi senza il consenso della persona interessata, spesso in risposta alla chiusura di una relazione”.
Un petizione che ha raccolto 100.000 firme.
Il 25 gennaio ho organizzato un tavolo di esperti per iniziare a stabilire i contenuti di una proposta di legge che vorrei firmassero tutti i gruppi politici dell’arco parlamentare.
È ora di finirla con il Far web, non possiamo darla vinta ai violenti


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