Una lunga serie di perquisizioni e sequestri, le anomalie della giustizia vs stampa

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Salvo Palazzolo ha scritto una notizia, in fondo è il suo mestiere. Ha reso noto un fatto di interesse pubblico, ossia l’inizio del processo a tre poliziotti, accusati di essere tra coloro che hanno depistato le indagini sulla strage Borsellino, e in fondo è un cronista di giudiziaria e solo quello poteva fare. Eppure proprio per aver fatto il suo mestiere ha subito una perquisizione nella sua abitazione, nonché il sequestro di un cellulare, di un tablet, di tre hard disk. Non importa. Oppure importa moltissimo se si crede che l’informazione abbia un senso. Comunque il sequestro non cambia le cose. “Ho il massimo rispetto per il lavoro degli inquirenti – ha detto il giornalista di Repubblica – e come tutti i cronisti siciliani continuerò nella ricerca della verità sulle stragi. Ce lo chiedono i familiari delle vittime, ce lo chiedono molte istituzioni autorevoli, tutti insieme rispondiamo all’appello del Presidente della Repubblica sul dovere di continuare a cercare la verità sulla strage Borsellino. E io questo faccio”. A breve ci sarà la decisione del Riesame sul sequestro degli strumenti di lavoro di Salvo Palazzolo e intanto il 20 settembre presso il Tribunale di Caltanissetta inizierà la fase preliminare del processo di cui ha parlato nel suo articolo, quello appunto relativo ad alcuni uomini delle istituzioni accusati di aver costruito ad arte il falso pentito Scarantino. Dunque la notizia era vera e di interesse pubblico, ciò nonostante è arrivata la denuncia di due dei poliziotti indagati per la sua divulgazione. Succede solo per le vicende importanti e delicati o scottanti e non altrettanto per le moltissime notizie di cronaca giudiziaria che pure sono delle anteprime. Di veramente nuovo e preoccupante c’è il lungo elenco di azioni restrittive del lavoro giornalistico registrate in poco più di un anno e mezzo da nord a sud. Il sequestro a Palazzolo, purtroppo, è solo l’ultima in ordine temporale e in comune con le altre ha la delicatezza degli argomenti trattati oltre che il loro estremo valore sotto il profilo dell’interesse pubblico.

A luglio 2017 la Guardia di Finanza effettua una perquisizione a casa di Gianluca Paolucci e presso la redazione de La Stampa su mandato della Procura di Torino con l’ipotesi di rivelazione del segreto istruttorio, in relazione a due articoli sulle manovre di Unipol per bloccare la riforma della Rc Auto. Poi sono seguite le scuse della stessa Procura.

A novembre 2017 ancora la Finanza sequestra l’hard disk del computer di Nicola Borzi, giornalista del Sole 24 Ore con l’ipotesi di violazione di segreto di Stato in seguito ad un articolo in cui si raccontava l’“estratto conto” della Presidenza del Consiglio e dei Servizi segreti nazionali contenuto in decine di pagine di documenti “in chiaro” che provengono tutti dal gruppo Banca Popolare di Vicenza.

A marzo 2018 viene perquisita la redazione di Olbia de La Nuova Sardegna e viene altresì sottoposta a perquisizione personale la giornalista Tiziana Simula, messa sottosopra la sua postazione di lavoro, perquisita la sua auto, la sua abitazione su disposizione della Procura di Tempio. Tutto in seguito ad articoli relativi ai “veleni” che in quel momento stavano attraversando il Palazzo di Giustizia di Tempio.

A giugno 2018 tre giornalisti di Repubblica, Il Fatto e La Stampa vengono fermati, condotti in caserma e interrogati sul contenuto dei loro articoli. Tutti e tre si trovavano a Bolzano per seguire l’inchiesta giudiziaria della Procura di Genova sul riciclaggio dei fondi della Lega e sul flusso di denaro in entrata e in uscita dai conti riconducibili a quel partito.

Ancora a giugno 2018 perquisizione del Ros dei carabinieri a casa di Andrea Cittadini, cronista de Il giornale di Brescia e corrispondente Ansa, con l’ipotesi di “istigazione alla rivelazione del segreto d’ufficio” in relazione ad articoli la scomparsa di un imprenditore

Ogni giorno i cronisti di giudiziaria italiani pubblicano articoli sulle udienze davanti al giudice dell’udienza preliminare, comunicazioni di chiusa inchiesta, avvisi di garanzia, contenuti di misure restrittive personali, misure di prevenzione reali e personali inerenti centinaia di fatti che riguardano “persone e aziende normali” ; atti nei quali vengono contestati reati molto gravi, dalla corruzione, alla bancarotta fraudolenta, omicidi, estorsioni, usura. E tutte le volte ciò avviene, in base alle norme e alla prassi vigenti, con violazioni di legge. Ma siccome non è in gioco nessun potere forte politico o economico non seguono le perquisizioni. E questa è la vera, preoccupante, anomalia.


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