La sentenza a carico del boss Lauretta “Una giornata bellissima per l’informazione e la libertà”, Paolo Borrometi ringrazia tutti. Così vince la giustizia

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Un’incrollabile fiducia nella Giustizia tiene per mano da anni Paolo Borrometi, giornalista d’inchiesta e Presidente di Articolo 21 che “a causa” dei suoi articoli ha subito aggressioni e minacce e ora è costretto a vivere sotto scorta. Ma non molla. E oggi è arrivata un’altra sentenza contro il boss che lo aveva minacciato con frasi gravissime. Il Tribunale di Ragusa ha condannato a un anno e sei mesi di reclusione Venerando Lauretta per le minacce aggravate dal metodo mafioso in danno di Paolo Borrometi, riconoscendo altresì il tentativo di limitare il diritto all’informazione e il diritto ad essere informati. Venerando Lauretta e’ stato condannato anche al pagamento delle spese processuali e al risarcimento danni da liquidarsi in separata sede per le parti civili, compresa la Federazione Nazionale della Stampa.

Di fatto il collegio ha accolto tutte le richieste del pubblico ministero, Valentina Sincero, che durante la sua requisitoria, come riportato dal sito di informazione La Spia – ha “motivato la sussistenza e la gravita’ delle minacce, ritenendole imputabili, senza ombra di dubbio, a Venerando Lauretta”. “Nei testi dei messaggi ci sono riferimenti individualizzanti dell’imputato”, ha detto il pm, secondo cui le minacce ebbero una “chiara connotazione riferibile all’aggravante contestata, quella del metodo mafioso esercitata in contesto tradizionalmente interessato da organizzazioni di stampo mafioso e Vittoria lo e’ storicamente”. Già, Vittoria, la città di cui si occuparono gli articoli di Paolo Borrometi che analizzavano la situazione del Mercato locale e in specie di un box intestato ad un prestanome del boss.

Dopo quella inchiesta Lauretta fece pervenire a Borrometi le minacce. Queste le frasi alla base del procedimento penale e riferite, appunto, al giornalista Paolo Borrometi: “Il tuo cuore verrà messo nella padella e dopo me lo mangerò ti verrò a trovare a Roma pure che non vali neanche i soldi del biglietto. Sei una merda che cammina ma non per molto infame. Non ti salva ne anche Gesù Cristo, pure che mi arrestano c’è chi vieni a cercarti”. All’epoca dei fatti Venerando Lauretta era considerato il boss reggente del cla mafioso di Vittoria. Dopo la pronuncia del verdetto Borrometi ha ringraziato gli inquirenti, le Procure che hanno indagato con grande rigore e il pm che ha sostenuto l’accusa nel processo, ottenendo il massimo della pena. “E’ una bellissima giornata per l’informazione e la libertà”, ha commentato il Presidente di Articolo 21.


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