Tutti contro i migranti, ma intanto si finanziano le armi: la rivolta degli scienziati in Europa

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In cosa dovrebbe investire l’Unione Europea, in questo momento? Stando alle cronache politiche il tema più urgente e pressante è quello della migrazione legato alla povertà. Invece, oltre mezzo miliardo di euro del bilancio europeo è stato destinato, come scrive  Corrado Fontana su Valori.it  all’EDIDP (European Defence Industrial Development Programme) per il biennio 2019-2020 che finirà in gran parte all’industria bellica (tra cui l’italiana Leonardo, ex Finmeccanica).

E che si sommerà entro il 2027 ai 13 miliardi del Fondo europeo per la difesa (EDF), 8,9 dei quali per lo sviluppo di capacità e 4,1 per la ricerca. Soldi che verranno prelevati, ancora una volta, da altre destinazioni, come i fondi per l’innovazione, le infrastrutture digitali e trasporti, il cambiamento climatico, le aree di ricerca civile a beneficio degli europei e del resto del mondo.

Una notizia però, coperta dal dibattito e dagli scontri sulla migrazione, che non ha tenuto banco sui media. Intanto, però, come riporta Valori.it, si sono alzate le voci di oltre 900 ricercatori e scienziati in tutta Europa, che hanno sottoscritto la petizione Reaserchers For Peace, denunciando come l’UE, destinataria del premio Nobel per la pace nel 2012, stia invece investendo sui conflitti globali, alimentando l’industria delle armi.

Come si legge nella petizione, che è ancora possibile sottoscrivere, “l’Unione Europea ha istituito per la prima volta quest’anno un programma di ricerca militare, con l’obiettivo di contribuire a preservare la competitività dell’industria delle armi”. Altro che aiutiamoli a casa loro. Come riportano gli scienziati nel loro appello, Reaserchers For Peace, l’UE sta dando priorità allo sviluppo di sistemi di armi robotiche “che non solo aggraverà una competizione globale in queste tecnologie, ma potrebbe anche portare ad un aumento delle esportazioni di armi verso regimi repressivi e conflitti di carburante”.

Proseguono i ricercatori che “già le armi create dall’UE stanno facilitando le violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani in una serie di zone di conflitto”.  L’Europa, sempre più debole alle lobby, sceglie, quindi, deliberatamente, di non contribuire a risolvere alla stabilità e all’uguaglianza nella società, ma alimentare, invece, il conflitto. Salvo poi, gridare all’invasione dei migranti. Da qui l’invito a tutti gli scienziati, accademici e ricercatori a sottoscrivere l’impegno chiedere all’Unione Europea di interrompere il finanziamento dei programmi di ricerca militare. Invito che andrebbe rilanciato da tutti coloro che hanno a cuore il bene comune.
Sempre che non sia troppo tardi.


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