Lorusso all’assemblea del Sigim: «C’è un clima ostile nei confronti della stampa»

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Si è svolta a Senigallia l’assise annuale dei giornalisti marchigiani. Il segretario regionale, Piergiorgio Severini: «Dare diritti a chi non li ha, allargare il perimetro della professione». Il segretario generale della Fnsi: «L’emergenza informazione è un’emergenza democratica. Carcere, querele bavaglio e precariato sono aspetti dello stesso problema».
«L’informazione è linfa vitale per la democrazia. Senza un’informazione di qualità, libera, autorevole, la democrazia muore. Per questo occorre rimuovere gli ostacoli che indeboliscono l’informazione e i giornalisti: querele bavaglio, carcere e precariato sono aspetti dello stesso problema». Lo ha detto il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, intervenendo a Senigallia all’assemblea annuale del Sigim, il sindacato dei giornalisti delle Marche.

Ai lavori, apertisi con la relazione al bilancio del tesoriere Roberto Mencarini e la relazione del segretario del Sigim, Piergiorgio Severini, hanno partecipato anche il sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi, il presidente della Regione Marche, Antonio Mastrovincenzo, e il presidente dell’Ordine dei giornalisti marchigiani, Franco Elisei.

Severini ha parlato della situazione del settore e dei tanti fronti di lotta aperti sia a livello regionale sia a livello locale, soffermandosi sulla difficoltà di rinnovare il contratto nazionale di lavoro Fieg-Fnsi. Il segretario regionale ha anche fatto il punto sulla vertenza degli uffici stampa pubblici e sull’impugnativa del contratto degli enti locali, presentata dalla Fnsi per tutelare i diritti acquisiti dai giornalisti che lavorano negli uffici stampa delle regioni.

«Definire il profilo professionale del giornalista nella pubblica amministrazione – ha detto Severini – è giusto, ma chi negli anni passati si è visto riconoscere diritti e retribuzioni in modo assolutamente legittimo non può essere penalizzato. Per questo siamo al fianco della Fnsi e ci auguriamo che l’Aran voglia aprire quel confronto al quale si è sempre sottratta. L’allargamento della base professionale passa anche la sottoscrizione di un contratto che regoli il lavoro giornalistico nelle testate online: bisogna dare diritti a chi non li ha».

Temi che sono stati rilanciati dal segretario generale Raffaele Lorusso. «Non si può ragionare di informazione di qualità a prescindere dal lavoro di qualità – ha spiegato –. È vero che l’area del lavoro dipendente si è ridotta, ma il problema è che il lavoro subordinato viene sempre più sostituito dal lavoro precario, lavoro senza diritti, tutele e garanzie. Dovere del sindacato, attraverso i contratti, è ridurre le diseguaglianze, includere nel mondo del lavoro chi nel mondo del lavoro c’è già, ma non ha alcun diritto, alcuna tutela, alcuna garanzia. Per questa ragione non abbiamo condiviso l’operato del governo che, a fronte di quasi 200 milioni di euro stanziati a più riprese per sostenere, giustamente, i processi di ristrutturazione aziendale, non ha preteso nulla dalle aziende in termini di rispetto delle norme sul lavoro regolare. Abbiamo provato a sostenere una norma di contrasto al lavoro precario, ma è stata affossata in Parlamento. È un tema che riproporremo, chiedendo da subito udienza alle più alte cariche istituzionali: in Italia c’è una chiara emergenza informazione che ha tanti volti».

Lorusso ha ricordato le minacce ai cronisti, il problema mai risolto delle querele bavaglio e della cancellazione del carcere per i cronisti, fino alle leggi di sistema, superate o inesistenti. «La velocità con cui il mondo politico si affretta ad esprimere solidarietà ai cronisti minacciati e sotto scorta – ha osservato – è direttamente proporzionale alla lentezza con cui affronta in parlamento i nodi della professione. Nella passata legislatura la norma sulle querele bavaglio ha fatto la spola fra le due Camere e si è bloccata al Senato in quarta lettura. Stessa sorte ha subito la proposta di legge per cancellare il carcere ai giornalisti. Del contrasto al precariato abbiamo già detto e non occorre aggiungere altro».

Il segretario generale della Fnsi non ha dubbi: «Esiste un fronte trasversale alle forze politiche che non vuole giornalisti troppo liberi. Anzi, non li ama affatto. La vicenda del collega della Stampa, Iacopo Jacoboni, escluso dalla kermesse dell’associazione Casaleggio perché non gradito è emblematica. Se poi penso ai sequestri facili di articoli e siti web, poi prontamente annullati in sede di riesame, è facile concludere che esiste nel Paese un clima sempre più ostile verso la stampa. È un effetto di quell’attacco ai corpi intermedi, alle competenze e a tutto ciò che crea confronto, riflessione, in atto da tempo anche nel nostro Paese. È dovere della categoria non arrendersi, alzare la voce, difendere il diritto dei cittadini ad essere informati. Bastano anche piccoli gesti: prendiamo l’abitudine di andare via tutti da quelle manifestazioni alle gli organizzatori pretendono di ammettere soltanto i giornalisti amici. Anche perché nel suo lavoro il giornalista ha soltanto un amico: la verità dei fatti».


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