Fabrizio Frizzi. Quell’aria ‘pop’ del sabato sera

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La scomparsa di Fabrizio Frizzi è umanamente dolorosa e, in un certo senso, aumenta la nostalgia per una televisione che non c’è più. O c’è sempre di meno. Parliamo dell’intrattenimento di consumo, ma di qualità. Quel genere che ha popolato il sabato sera con leggerezza e stile, ancora alieno dal ricorso massivo alla baraonda del corpo a corpo degli ascolti. E sì, perché anche nelle componenti pop dell’offerta c’è  un prima e un dopo. I palinsesti preserali o l’ora x del sabato sera erano in competizione –certamente- tra pubblico e privato, ma non con le sciabolate trash dei Grandi Fratelli, delle Isole dei Famosi. E neppure con la guerra guerreggiata tra la lista dei programmi di Maria De Filippi e il luccichio imperioso di “Ballando sotto le stelle”. Laddove il glorioso varietà viene decostruito e riplasmato come micidiale macchina di ascolti e di pubblicità.

Ecco, “I fatti vostri” o “Scommettiamo che” assomigliamo e tuttavia rimangono dentro i limiti di una televisione ancora in grado di proporsi come flusso normale; e non evento, forzato e artificioso.

Frizzi va ricordato così: preparato e gentile nella forma come nei contenuti. Spesso parlare di una persona nota e stimata che scompare costringe a fare due conti, in particolare con ciò che simbolicamente rievoca, persino al di là delle intenzioni soggettive. E non per caso, forse, Frizzi si era costruito partendo dalla tv per ragazzi, vera scuola di sensibilità e di generi. Fino al cimento nel format dei quiz, luogo di confine tra i programmi diurni e pomeridiani, e quelli della sera. “I soliti ignoti”, “Luna Park” o “L’eredità” hanno una tenuta “immortale”. Sono sempre stati per Rai1, e per i dirimpettai di Canale5 e i loro omologhi, la gara all’ultimo punto di share, onde trainare in prima fila il telegiornale che segue. Come i tempi delle prove nella Formula1, che definiscono la griglia di partenza della gara.

La storia artistica di uno dei conduttori più seguiti del video nella lunga stagione del  predominio “generalista” è stata assai ricca e variegata. Con alti e bassi, e comunque di livello, ivi compresa la conduzione di “Domenica in”, che per la geopolitica dell’offerta assomiglia all’esame di maturità.

Rimpiangeremo educazione e cortesia, unite ad un senso istintivo per la società dello spettacolo. Evitiamo rimpianti retorici, come pure –però- la resa alle eccedenze volgari. Così alla moda.


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