Trump, l’hamburger dopo la minestrina

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Alzi la mano chi non ha mai odiato la minestrina di verdure della mamma, le lezioni di filosofia e i dibattiti al cineforum  sognando contemporaneamente in alternativa cotoletta e patatine,un film d’amore o una  partita a biliardo con gli amici.
Trump rappresenta in qualche modo questo tipo di rivolta. Bush sr. scandalizzo’ gli stati uniti dicendo in tv:” i broccoli non mi sono mai piaciuti°. Fu eletto anche ( ma non solo) come alfiere dell’america profonda che non può permettersi spese vegane in sacchetti ecologici e che viene disprezzata e irrisa da chi quelle spese può concedersi con fare snob e sprezzante.
Trump va oltre: si vanta di mangiare solo hamburger e cola, non si conosce un solo libro che abbia letto, si vanta di non studiare i dossier per più di cinque minuti.
L’america profonda, che non ha soldi per il vegano, si nutre di fast food per necessita’ e preferisce twitter ai libri vede in lui il leader piu’ vicino di tutti gli altri.
Soprattutto se il periodo storico dominato dai leader che mangiano correttamente, parlano di salvataggio del pianeta e frequentano intellettuali snob e’ coinciso con una diminuzione dei salari e delle condizioni di vita delle classi più povere e con il contemporaneo abnorme arricchimento di quel due per cento di super ricchi che, guarda un po’, sono fra i principali finanziatori dei politici al potere. E a quel punto tu, elettore bianco povero del midwest, cominci a ritenere insopportabile il paternalismo  di chi mangia vegano e ti invita a farlo mentre tu non riesci ad arrivare alla fine del mese.
Tutto ciò per dire che non basta irridere Trump . Bisogna comprendere il perché del suo successo. Proprio mentre infuria la polemica sulla sua ultima esternazione (non accogliere emigrati da certi  “cessi”di paesi) la Chrysler, invogliata dagli  sconti fiscali e impaurita dal neo protezionismo,riporta in Michigan dal Messico la produzione che vale 2500 posti di lavoro.
Con tanti saluti alla dottrina del globalismo che si’ abbassa i prezzi ma anche i salari e i livelli di occupazione nazionali. W Trump allora? Non proprio. Perché sposare la dottrina Trump sarebbe come rifiutare minestrina di verdure della mamma e apprestarsi a una vita di hamburger di mcdonald. Il trumpismo è il fast food della politica. Una ventata liberatoria che travolge l’incapacità della passata classe dirigente democratica che metteva insieme eltisimo e paternalismo. Oggi l’america’ mi sembra un sedicenne appena scappato di casa della mamma felice di mangiare da mcdonalds. Non potrà farlo tutta la vita. Anche per questo i repubblicani più giovani sono preoccupati. Come Paul Ryan un senatore repubblicano fra i più ambiziosi ( e ultra conservatore) che ha preso le distanze dall’esternazione di Trump sui paesi-cesso ricordando l’immigrazione della sua famiglia di origine irlandese negli stati uniti. Il problema insomma sia per i democratici che per i repubblicani e’che cosa fare alla fine del ciclone Trump. Un po’ come il sedicenne alla fine della scorpacciata di hamburger. I trigliceridi volano in su come l’indice dow jones. Ma dopo?


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