GIORNATE PER AHED. A 16 anni

0 0

A 16 anni una ragazza  ha smesso il  gioco con le bambole  e si avvia a diventare  una giovane donna: ha l’età  in cui  iniziano gli  innamoramenti, si comincia a sognare, a pensare al futuro che  si vuole sia bello, pieno di amore e di gioia, con una casa propria ed un lavoro, in  giro  per il mondo  e magri un giorno  con un famiglia e qualche figlio o figlia. A 16 anni si sogna. Il futuro non ancora è cominciato.

Ma per Ahed Tamimi non è così;  non può avere bei sogni né sperare in bene,  perché  ha avuto sfortuna; è nata e cresciuta  in Palestina, un paese   sotto occupazione ormai  da cinquant’anni. E sotto occupazione non è facile sognare. Dal 19 Dicembre scorso  è in carcere. < Durante la detenzione, – come riferisce Amnesty International  – ha subito interrogatori aggressivi, a volte di notte, e minacce contro la sua famiglia.>.  Il giorno del suo diciassettesimo compleanno, il 31 Gennaio prossimo, comparirà davanti ad un tribunale militare israeliano che la processerà per le accuse   di aggressione aggravata, di aver ostacolato l’azione  dei soldati israeliani e di incitamento alla rappresaglia. Cosa ha fatto? Ha  cercato di opporsi   con le  sue mani  di adolescente all’intrusione nella sua casa di un soldato armato e blindato nelle sue protezioni antiproiettili. Quando lo ha visto avvicinarsi avrà  avuto   paura, ma al ricordo di altri soldati dello stesso esercito che aveva appena visto  ferirle un fratello e poco prima malmenarle un cugino, la paura si è tramutata in rabbia, la rabbia in orgoglio e ciò  l’ ha spinta a ribellarsi, ad opporsi come poteva,  con qualche schiaffo e spintone, alla violazione  della sua casa. Perché sotto occupazione   può accadere  che degli  adolescenti, all’improvviso,  compiano atti da adulti.Lo so perché l’ho visto. Per qualche mese, poco più che  bambino, a 13 anni, ho vissuto  anch’io sotto occupazione. Ho sentito cosa vuol dire avere  la gola secca e l’amaro della paura in bocca  a vedere   un sidecar con a bordo  due soldati tedeschi venir giù da un vialone e pensare  che   se avessero portato via  mio padre    non l’avrei visto  mai più. Sentii la voce di mia  madre sussurrare:<si vedono i pantaloni> e nel voltarmi  vidi mio  padre che aveva   indossato  lo spolverino  di un prete da cui sbucavano gli orli dei pantaloni. Per nasconderli  si  era messo a giocare con un gruppo di   bambinetti   che  circondandolo  gli nascondevano i piedi   Il trucco riuscì ed il sidecar riportò indietro soltanto  i due  soldati. Il ricordo di quella paura però è rimasto. Così come è rimasto il ricordo di due   cumuli   che mio fratello ed io  vedevamo ogni mattina per andare a scuola,  l’anno successivo, attraversando  uno spiazzo circondato   dalle macerie dei bombardamenti:  vi avevano sepolto due ragazzini, solo di uno o due anni più grandi di me:due “scugnizzi”,   più o meno  di 16 anni, caduti  durante le “quattro giornate” che posero fine all’occupazione tedesca di Napoli prima  che giungessero  le truppe angloamericane. Che allora erano dalla parte degli occupati e contro gli occupanti. A me è andata bene, perché, scacciati tedeschi e fascisti,   sul finire dell’adolescenza, a 16 anni – eravamo nel ’46 –  cominciai a sentire parlare di libertà, di Democrazia, di Diritti,  essendoci  le votazioni per l’Assemblea Costituente. Così  potei cominciare a sognare il futuro.Ad Ahed  no, non è andata bene. Gli occupanti non sono stati scacciati, gli Angloamericani, questa volta, stanno con gli occupanti e l’occupazione della  terra palestinese continua.  Per ribellasi ad un sopruso  è in carcere ed è accusata –   ironia della cronaca – di “incitamento alla rappresaglia”!   Sì rappresaglia. Quel che lei, ora,  può   sognare, a 16 anni,   è di non invecchiare in carcere, di poterne uscire in tempo per   innamorarsi e magari  avere un figlio o una  figlia.  Ma fatti coraggio Ahed, trova la forza – malgrado tutto – di sognare comunque a 16 anni. Sogna la Libertà! Chissà che il tuo sogno, che è anche nostro, non si avveri. Speriamolo. La Resistenza continua.

*Nino Lisi – Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese

Con te
L’amore
per la giustizia
per i propri cari
per la casa
per la terra
per l’acqua
non ha età
Ahed
giovane fiore innocente
l’ha dimostrato
ribellandosi
ai soprusi
di chi non rispetta
quanto abbiamo di più caro
e che ci rende umani
mapi (DiN, Roma)


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21