L’estero nei tg

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Se xenofobia e razzismo sono alimentati il più delle volte dalla paura, la paura dall’ignoranza, l’ignoranza dalla disinformazione, quale contributo ha dato la nostra informazione tv al risanamento di quelle piaghe sociali? Una risposta è arrivata col primo rapporto su “gli esteri nei telegiornali”, dall’iniziativa congiunta dei sindacati dei giornalisti – FNSI e Usigrai –  dell’Osservatorio di Pavia e di una ONG come COSPE, impegnata nella cooperazione internazionale.

Titolo del rapporto “Illuminare le periferie”. Presentato la settimana scorsa nel salone della Federazione nazionale della Stampa, analizza quantitativamente e qualitativamente tutte le edizioni di prima serata di TG1,Tg2 e TG3 per le reti RAI; Tg4,Tg5 e Studio aperto per quelle Mediaset e il TgLa7. A partire dal 2012 fino al primo semestre di quest’anno. Su eventi, fatti e dichiarazioni che hanno avuto origine fuori dai confini nazionali. E la risposta alla domanda che ho fatto all’inizio è che mentre lo spazio dato agli esteri nei telegiornali occupa già in media il 19 per cento dell’informazione complessiva e risulta positivamente in aumento, più di sei notizie su dieci riguardano l’Europa e il Nord America e poco più di una sia l’Asia che il Medio Oriente. Mentre restano marginali con meno di una notizia l’Africa e appena mezza notizia  su dieci tutta l’America centromeridionale.

Di che si parla? Di quali notizie e approfondimenti si tratta? Questo è il punto principale. A condurre e presentare i dati dell’indagine è stata Paola Barretta dell’Osservatorio di Pavia. Dove si è appreso che il 70 per cento di tutta l’informazione sull’estero è dedicata al terrorismo e alle migrazioni o alla politica collegata direttamente a questi fenomeni. Guidano poi la selezione di queste notizie i criteri della vicinanza, dell’eccezionalità, della minaccia e del coinvolgimento di occidentali. Oppure la presenza occasionale di politici o personalità importanti, a cominciare naturalmente dal Papa. “Gli attentati terroristici che avvengono in paesi africani e asiatici sono visibili in ragione della presenza di europei in generale o di italiani in particolare tra le vittime”. Quanto al fenomeno migratorio, “le ragioni che spingono le persone a partire o a scappare restano nell’oscurità (mediatica)”.

“Ci viene presentato un mondo ‘altro’ rispetto al nostro – dice Anna Meli di COSPE nell’introduzione – dove carestie, catastrofi naturali, fughe e migrazioni capitano ciclicamente in modo ineluttabile. Cause politiche o ambientali che siano, ormai poco cambia. Sulle migrazioni, per esempio, oggi l’informazione si concentra molto sui luoghi di transito senza riuscire a intercettare il prima e il dopo, i luoghi di origine e le storie e i percorsi di arrivo. Anche sui conflitti e il terrorismo il racconto risulta frammentato”. E il presidente della FNSI Giuseppe Giulietti, nella prefazione del rapporto scrive: “Dell’immigrazione vediamo gli effetti, diamo voce al disagio e alle paure, ma raccontiamo poco quali siano le cause che producono disperazione, fuga, terrore”. E il segretario nazionale Raffaele Lorusso si è impegnato a diffondere le conclusioni del rapporto tra i giornalisti e a promuovere, d’intesa con l’Ordine e con l’Usigrai, “veri e propri corsi di aggiornamento professionale, capaci di far maturare conoscenza e consapevolezza”.


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