Ciao Nanni

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Sarà il vento che dalla Svizzera soffia forte sulla costa più a nord del lago maggiore. Nanni Svampa era nato a Milano (Porta Venezia) ma per sfuggire ai bombardamenti della seconda guerra mondile era sfollato a Porto Valtravaglia. A pochi passi da Luino città natale di Dario Fo.
L’autoironia, la presa in giro, l’essere sempre fuori dal coro sono caratteristiche comuni del premio nobel e di Svampa. Tutti lo ricordano soprattutto come traduttore geniale (in milanese) del gorilla di George Brassens. Ma Svampa soprattutto è l’inventore dei Gufi il gruppo folk che mescolava battute da osteria a classici milanesi come “la balilla”. Era la Milano che passava dal boom degli anni 60 alla contestazione degli anni 70. Svampa ha attraversato tutte le epoche vivendole fino in fondo ma alla maniera sua, senza perdere il suo tratto distintivo, il disincanto, l’autoironia e l’attenzione ai più deboli. Vicino in questo non solo a Dario Fo ma anche a Enzo Jannacci. Tutti ora ricordano le sue battute scherzose. Io scelgo, per rendergli omaggio, questo brano meno noto sulla vicenda di un uomo che entra a San Vittore per una condanna che ritiene ingiusta e pensa con nostalgia alla sua donna che fa la passeggiatice a piazza Vetra.
Una canzone popolare ottocentesca che Svampa ha recuperato e reinterpretato con grande sensibilita’
Un ritratto di una Milano che non c’e’ più. Ciao Nanni.

Sarràa in sta ratera in compagnia di púres

in compagnia di scímes che làssen no dormí

che làssen no dormí

Mì pensi a la mia donna che specia in de la Vedra

la sogni quand l’è sera me tiri giò a dormí

me tiri giò a dormí

E dentro il tribunale il presidente dice

o giovin non mentire mentir la verità

mentir la verità

La verità l’ho detta: io no non ne so niente

vi prego presidente lasciarmi in libertà

lasciarmi in libertà

In libertà ti lascio le mani incatenate

le porte ben serrate menèll a San Vittór

menèll a San Vittór

E se lo sa la Rina che sono condannato

darebbe la sua vita per darmi libertà

per darmi libertà

Son condannato a vita rinchiuso a San Vittore

io conterò le ore e i giorni passeran

e i giorni passeran.


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